Cristiani: “La tangente? I soldi erano miei”

L'ex vice presidente del consiglio regionale interrogato per quattro ore. Avrebbe ribadito che il contante trovatogli in casa non era una mazzetta.

(red.) Nuovo interrogatorio, lunedì mattina, per Franco Nicoli Cristiani, l’ex-vice presidente del consiglio regionale lombardi, in carcere da novembre con l’accusa di corruzione e traffico illecito di rifiuti.
Davanti al pm milanese Paolo Filippini, che lo ha ascoltato per circa quattro ore, l’ex-uomo forte del Pdl di Brescia avrebbe ribadito la sua tesi difensiva, ovvero che i 100mila euro che teneva in casa, cash, non erano una tangente, ma soldi suoi.
Nicoli Cristiani è accusato di aver intascato una bustarella dall’imprenditore bergamasco Pierluca Locatelli, per accelerare le autorizzazioni per la cava di Cappella Cantone nel Cremonese, da trasformare in discarica d’amianto.
Nelle scorse settimane le indagini avrebbero determinato che il denaro  trovato nell’abitazione del politico non sarebbe quello versato da Locatelli. Secondo gli inquirenti ci sarebbe, quindi, una seconda mazzetta intascata dall’ex-consigliere regionale. Il verbale dell’interrogatorio è stato secretato. Il prossimo 29 febbraio scadono i termini di legge per la custodia cautelare in carcere del politico bresciano che ha già formulato, per quattro volte, la richiesta dei domiciliari, finora respinta dai giudici milanesi. Decorrenza che potrebbe slittare di sei mesi se venisse formulata (ed accolta) la richiesta di processo con rito immediato.

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