Pd su A2A, “rilanciamo la vocazione di Asm”

Nei prossimi mesi ci sarà il rinnovo dei consigli: "Un amministratore delegato per rilanciare la vocazione industriale, e dividere l'energia dal resto".

(v.p.) Valorizzare il patrimonio più grande che la città di Brescia possieda: A2A. Sabato mattina il Partito Democratico ha presentato una mozione sull’utility, che verrà discussa prossimamente in consiglio comunale.
Il rinnovo delle cariche sociali, in programma alla fine di maggio, secondo l’opposizione deve diventare un’occasione per raddrizzare gestione e progetti dell’azienda nata dalla fusione tra Asm Brescia e Aem Milano. “Il comune deve decidere gli indirizzi e preparare una strategia per il rilancio della società”, ha detto il capogruppo in Loggia Emilio Del Bono. “La situazione a cui siamo arrivati deve essere affrontata con decisione, poiché stiamo parlando di un pezzo virtuoso della nostra storia”.
IL VALORE E’ CROLLATO E I DEBITI SONO CRESCIUTI. Nel documento presentato dal Pd sono stati analizzati una serie di dati oggettivi. A2A dal 2008 a oggi ha perso il 77,17% del proprio valore azionario ed è la multiutility più penalizzata da Piazzaffari. Nel gennaio del 2008 sul mercato valeva 9,6 miliardi di euro. Alla fine del 2008 il valore era già sceso a 4 miliardi. Il 25 gennaio di quest’anno valeva 2,5 miliardi.
Nel 2008 la posizione finanziaria netta era di 3,5 miliardi di euro. A fine 2010 l’indebitamento era cresciuto a 3,9 miliardi. Anche gli oneri finanziari hanno avuto un consistente aumento, passando da 140 milioni di euro nel 2008 a 363 milioni nel 2010. Il fatturato, invece, è sempre rimasto intorno ai 6 miliardi di euro. Il rapporto fra debiti e patrimonio netto è cresciuto dal 74 all’80%. Naturalmente il valore aumenterà con l’assorbimento di Edipower, che ha oltre un miliardo di debito che comporterà quasi certamente un aumento dei tassi di interesse passivi.
GLI INVESTIMENTI NON RENDONO. Secondo i Democratici i vertici dell’azienda hanno realizzato alcune operazioni strettamente finanziarie, “che però non hanno portato a nulla di positivo, visto che i dividendi sono scesi da 80 a 30 milioni di euro per i comuni”, ha chiosato Del Bono. Lo sviluppo di Edison, l’acquisto di Coriance, l’acquisizione della multiutility montenegrina Epcg, costata 440 milioni di euro, hanno drenato risorse importanti, “dunque per i dividendi sono state usate le riserve, e la vendita di importanti asset”, ha aggiunto l’ex-deputato della Margherita, “come le reti elettriche A.T. a Terna e l’intera gestione del ciclo idrico del comune di Bergamo. Sul territorio sono state disimpegnate risorse per investire in partecipazioni che non hanno generato utili o vantaggi per la collettività”.
UN ESERCITO DI TOP MANAGER. Secondo la mozione del Pd, nel 2008 i dipendenti di A2A erano 8mila e 558. Nel 2009 erano già diventati 9mila e 203. Nel 2010, addirittura, si è arrivati al numero di 12mila e 293, di cui quasi 3mila lavoratori collocati nella montenegrina Epcg. All’appello mancano i circa mille dipendenti di Edipower.
Da sottolineare anche i top manager, ovvero la categoria che è cresciuta di più in termini percentuali. Nel 2008 erano infatti 496. Nel 2009 erano aumentati a 555. Nel 2010 la sola capogruppo ne aveva assunti altri sette.
Anche i costi di consulenza sarebbero cresciuti notevolmente, arrivando a 65 milioni all’anno. L’anno prima della fusione, invece, Aem e Asm insieme, sommavano complessivamente 26 milioni. Secondo il Partito Democratico, alla luce dei risultati, è necessario “valutare un adeguato cambio degli amministratori che hanno guidato l’azienda in questi anni”.
STRUTTURA SOCIETARIA DA DIVIDERE. “Crediamo che si possa discutere sull’opportunità di una nuova articolazione aziendale”, ha proseguito Del Bono, “che divida il settore della produzione e della vendita energetica dal resto dei servizi che l’utility svolge: teleriscaldamento, ciclo dei rifiuti, ciclo dell’acqua e gestione delle reti. In quest’ottica Brescia sarebbe perfetta per gestire la parte ambientale; potrebbe infatti sviluppare il know-how industriale figlio di Asm. Da qui”, ha aggiunto, “si potrebbe discutere con altre realtà del territorio per costruire una multiutility lombarda che gestisca servizi e reti. Nel discorso energetico, utilizzando Edipower come traino, ci sarebbe spazio per cercare aggregazioni anche all’esterno della Lombardia, come Genova, Torino e Bologna”.
GOVERNANCE DA AGGIUSTARE. L’opposizione ritiene opportuna una razionalizzazione e una riduzione del numero di componenti nei consigli di Sorveglianza e Gestione. Oltretutto, spiega il testo del Pd, servirebbe un amministratore delegato che abbia un profilo manageriale in grado di gestire il rilancio industriale dell’azienda. “Si ritiene opportuna una rivisitazione dei compensi delle figure apicali che appare non in linea con il mercato di riferimento. Si invita quindi la società a procedere anche a una riduzione dei compensi attribuiti a presidenti e vicepresidenti dei due consigli, nonché ai due direttori generali, oggi eccessivamente elevati e privi di connessione con le negative performances della società”. Il gruppo consigliare ritiene necessario ridefinire anche ruolo e deleghe dei due direttori generali, per evitare che i patti parasociali non vengano vanificati e per evitare ingiustificate concentrazioni di potere in capo a un solo dirtettore. “Crediamo che anche per A2A servirebbe una gestione alla Monti”.
VALUTAZIONI POLITICHE. “Il Partito Democratico”, ha concluso Del Bono, “è assolutamente pronto a discutere con il centrodestra il futuro della multiutility. Nei prossimi giorni, il 17 febbraio, i capigruppo decideranno quando convocare un consiglio comunale in cui confrontarsi. Lega Nord e Pd hanno già depositato le proprie mozioni. Ora ci aspettiamo che anche il sindaco Adriano Paroli esponga le proprie idee, e che ci sia la volontà di fare un fronte comune, anche per poter trattare con maggiore tranquillità con i soci milanesi. Punti d’incontro certamente non mancano. Quello a cui siamo del tutto contrari è a una visione strettamente finanziaria della questione, ed è anche per questo che siamo contrari a una vendita di quote nel 2012. Ora è tempo che i soci di maggioranza si facciano sentire”.

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di QuiBrescia, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.