Catullo-D’Annunzio, un fascicolo sulla gestione

Lo ha annunciato il procuratore capo di Verona Mario Giulio Schinaia dopo l'inchiesta di La7 sul sistema aeroportuale del Garda. Al vaglio spese e consulenze.

(red.) Un’inchiesta sulla gestione dell’aeroporto Catullo di Verona. L’annuncio è stato dato dal procuratore capo Mario Giulio Schinaia. Il fascicolo dovrebbe essere aperto sulla gestione della società fino allo scorso giugno, quando si è verificato il cambio al vertice della società da Fabio Bortolazzi a Paolo Arena.
Ad agitare le acque già non troppo tranquille sugli scali veronese e bresciano un servizio giornalistico dell’emittente televisiva La7 che, dopo aver parlato di un affare immobiliare di Riccardo Conti, senatore del Pdl di Brescia, durante una puntata de Gli Intoccabili,  ha analizzato la situazione aeroportuale bresciana, presa come esempio di cortocircuito tra affari e politica. Sotto accusa l’aumento degli emolumenti del consiglio di amministrazione a fronte dei buchi di bilancio in spaventosa crescita. La Catullo, società veneta che gestisce gli aeroporti di Brescia e Verona, e che controlla la società bresciana, negli ultimi 10 anni ha dovuto gestire una patata bollente pari a 90 milioni di deficit.
Per contro, ha spiegato la trasmissione, i compensi del consiglio di amministrazione del D’Annunzio, che attualmente non ha alcun volo passeggeri, sono passati dagli 80mila euro del 2009 ai 96 mila euro del 2010. In totale, negli ultimi quattro anni, gli emolumenti sono aumentati del 70%.
Le indagini della procura investono anche il “D’Annunzio” di Montichiari (Brescia) la cui situazione deficitaria (sia di bilancio che di attività) è ben nota ma su cui la procura scaligera vuole fare chiarezza.
Lo scalo bresciano registra infatti perdite annuali attorno ai 7 milioni di euro: 20 mila al giorno, 600 mila euro al mese. A tamponare le perdite ci ha pensato Verona che ha “investito” circa 90 milioni di euro dall’apertura. Perdite che potevano, in passato, essere controbilanciate dagli utili dello scalo veronese, ma quando la situazione si è fatta difficile anche per la Catullo, sono incominciati i guai e Verona stessa, è notizia recente, ha imposto un aut aut ai soci bresciani: o chiudono l’accordo per la società unica Aeroporti del Garda, dato che dalla Leonessa d’Italia non arrivano segnali per il rilancio dell’aeroporto di Montichiari, oppure Brescia verrà lasciata sola a ripianare i debiti contratti ed il destino è quello, inevitabile, di una chiusura dello scalo.
Da quattro anni, infatti, anche la Catullo è in perdita e il 2011 si è chiuso con perdite complessive (su Verona e Montichiari) attorno ai 20 milioni di euro.
La situazione al D’Annunzio è quella di qualche volo notturno del cargo postale, mentre non ci sono voli giornalieri.  Un’attività ridotta all’osso, che non ha mancato di suscitare le proteste dei sindacati che hanno chiesto di avere chiarimenti sul futuro dei dipendenti dello scalo.
E i soci veronesi sembrano oramai decisi a chiudere i cordoni della borsa e a non ricapitalizzare più le continue perdite di Brescia.
Tra 2008 e 2011 sono stati spesi centinaia di migliaia di euro in consulenze esterne per rilanciare il settore aeroportuale del Garda, conti, anche questi, che verranno passati al setaccio dalla procura che vuole vederci chiaro sui costi sostenuti (ma insostenibili) della Catullo. Queste consulenze erano davvero necessarie? Quali sono le motivazioni alla base di tali spese?  Tutti interrogativi che l’inchiesta dovrà dipanare anche perché, secondo quanto riporta il quotidiano L’Arena di Verona, nel 2010 e 2011 “la spesa per consulenze e prestazioni è sempre aumentata; sono fiorite consulenze ad amici degli amici con scarsi profili di competenza per importi da 90 mila euro, computer auto e telefonini compresi. Tutto per Montichiari, che invece di essere rilanciato è stato penalizzato perché il traffico passeggeri low cost è stato portato a Verona”.
Ma c’è anche un altro punto oscuro: nel 2008 a Montichiari era presente il vettore Ryanair, compagnia aerea low cost irlandese, che effettuava un buon numero di voli. Ma quando la situazione della Catullo ha incominciato a indebolirsi, la società ha “convinto” la Ryanair a spostarsi su Verona offrendo un aumento sulla quota passeggeri, portata da 9 euro pro capite a 16-17 euro. La conseguenza di questo “scippo”? Che la società scaligera, in questo modo, non guadagna, ma perde 2 milioni l’anno  e, paradossalmente, c’è da aggiungere anche che più passeggeri volano con questa compagnia a Verona, più la Catullo perde denaro.
A Montichiari però, si potrebbe dire, funziona il settore cargo. Non è proprio così, perchè se un anno prima, nel dicembre 2010, l’allora presidente Bortolazzi aveva annunciato l’arrivo di tre compagnie cargo nello scalo bresciano, la realtà è bene diversa: i nuovi vettori, a parte un volo (singolo) di una compagnia battente bandiera cinese, non si sono viste.
Il sistema aeroportuale del Garda in tre anni ha registrato chiusure tutte in negativo: -10,3% nel 2008; -7,8% nel 2009 e -10% nel 2010.

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