Boni non si dimette: “Sono innocente”

Con una lettera consegnata ai consiglieri ha ribadito la sua posizione. Ritirata la mozione 'di sfiducia', l'opposizone ha abbandonato l'Aula.

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(red.) Una lettera anticipata via e-mail poco dopo le 9 e poi consegnata a tutti i consiglieri regionali.
Davide Boni ha scelto di riferire cosi’ le sue considerazioni sulle accuse di corruzione mossegli ormai una settimana fa dalla Procura di Milano e per ribadire che non intende dimettersi da presidente del Consiglio regionale della Lombardia.
Non è intervenuto, dunque, in Aula come era intenzionato a fare fino al giorno prima. Ha scritto due cartelle fitte: ”intendo proseguire” nell’incarico, senza gridare al complotto ma rivendicando ”il diritto di difendermi, sfido chiunque a trovare anche solo un euro nelle mie tasche che non sia frutto del mio lavoro o, per quanto riguarda il mio partito, che non sia frutto di versamenti o elargizioni ufficiali e dettagliatamente documentabili”.
Poi ha preso lo stesso parte alla seduta del Pirellone fendendo la folla di giornalisti, fotografi e cameraman che lo attendevano: si è seduto nei banchi della Lega, il suo partito, non sullo scranno piuù alto affidato oggi al vicepresidente Pdl, Carlo Saffioti. Una passeggiata comunque non eè stata, per Boni.
Perchè sulla richiesta di dimissioni avanzata con una mozione urgente da tutta l’opposizione il Consiglio regionale si è arenato per oltre due ore di discussione, di fatto trasformando la questione politica in una battaglia procedurale. Saffioti ha infatti dichiarato inammissibile il documento sottoscritto da Pd, Idv, Udc, Sel e Pensionati ”perchè”, ha spiegato, “configura una sorta di sfiducia al presidente del Consiglio che non è prevista dalle norme, in quanto ruolo di garanzia”.
Dovrà decidere definitivamente la Giunta per il regolamento (la presidenza eè dello stesso Boni) convocata per giovediì pomeriggio. Ma intanto la presidenza di turno ha ammesso una mozione urgente presentata stamani da Pdl e Lega per dare ”fiducia” alla magistratura e alla maggioranza di centrodestra, stabilendo non era in contrasto con il regolamento.
”La giornata di oggi”, ha commentato il capogruppo del Pd, Luca Gaffuri, “segna uno spartiacque nella legislatura, perchè il centrodestra ha scelto di forzare le regole pur di non discutere nè votare sul caso Boni una mozione del tutto legittima delle opposizioni: l’imbarazzo di Pdl-Lega e Formigoni è del tutto evidente”. E’ stato, poi, lo stesso presidente della Regione a rimandare le accuse al mittente. ”Quello che è accaduto stamattina”, ha sostenuto Roberto Formigoni, dopo aver assistito al lungo duello in Aula, “dimostra che la maggioranza è venuta a ranghi compatti pronta a discutere della sostanza politica della vicenda, ma la mossa improvvida e non intelligente dell’opposizione ha impedito che questo dibattito avvenisse, presentando una mozione chiaramente irricevibile”.
Quando è stato chiaro, dopo una serie di interventi e sospensioni della seduta, che la mozione ‘di sfiducia’ non sarebbe stata recuperata, Sel e Idv hanno deciso di abbandonare i lavori del Consiglio sugli altri punti all’ordine del giorno, poi seguiti da Pd e Udc (non dai Pensionati) quando si è trattato di discutere proprio le mozioni. A quel punto la maggioranza ha ritirato la sua mozione ‘di fiducia’. E la seduta del Pirellone si è chiusa lasciando le cose al punto in cui stavano lunedì, con l’aggiunta di quella lettera in cui Boni ha scolpito la sua auto-difesa: ”Ho svolto sino ad ora il mandato nel rispetto dello Statuto e del Regolamento, intendo proseguire su questa strada, dal momento che nessuna delle accuse che mi vengono rivolte può avere la minima influenza sul ruolo di rappresentanza e di garanzia che attualmente esercito”.

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