Tangenti “incrociate” tra Boni e Cristiani?

Per la Procura di Milano esisterebbe un "sistema Pdl-Lega" basato su mazzette versate da imprenditori a più assessori in Regione per ottenere facilitazioni.

(red.) La Procura di Milano sta indagando su un presunto ‘sistema Pdl-Lega’ che sarebbe stato ‘in vigore’ all’interno dell’amministrazione regionale lombarda. Sistema basato su una ‘rete’ di rapporti tra ex assessori e sulla presunta spartizione di tangenti versate da alcuni imprenditori per ottenere facilitazioni e permessi in campo immobiliare e commerciale.
Mercoledì, infatti, da ambienti giudiziari è emerso che c’è uno stretto collegamento tra l’inchiesta che vede indagato per corruzione il presidente del Consiglio regionale, il leghista Davide Boni, fino al 2010 assessore all’Edilizia e al Territorio e che ieri ha ricevuto un’informazione di garanzia, e quella che ha portato qualche mese fa all’arresto del bresciano Franco Nicoli Cristiani, ex vicepresidente del Consiglio regionale e ex assessore all’Ambiente del Pdl. Da quanto si è appreso, i verbali degli interrogatori di Nicoli Cristiani, scarcerato qualche settimana fa, accusato di aver preso una mazzetta da 100 mila euro in relazione alla realizzazione di una discarica nel Cremonese e sospettato di averne intascata un’altra dello stesso importo, e degli altri coindagati (tutti secretati) avrebbero fornito elementi utili a rafforzare questo quadro di ‘sistema’.
I primi riscontri nell’ambito delle due indagini, entrambe coordinate dall’aggiunto Alfredo Robledo e dal pm Paolo Filippini, portano gli inquirenti a ritenere che diversi imprenditori per lavorare avrebbero avuto bisogno di ‘oliare’ con mazzette non un solo assessore, ma più di uno. Per questo, le indagini stanno cercando di ‘scavare’ in questa ‘rete di rapporti’ tra ex assessori con al centro una serie di irregolarità.
In particolare, nell’inchiesta con al centro un giro di tangenti, tra versate e promesse, da oltre 1,6 milioni di euro, oltre a Boni e al suo stretto collaboratore Dario Ghezzi sono già indagate una ventina di persone: una decina di imprenditori, tra cui Luigi Zunino e F.M., e altrettanti politici e amministratori locali, tra cui l’ex sindaco di Cassano d’Adda, Edoardo Sala, e il suo ex vice Ambrogio Conforti.
Mentre gli investigatori della Gdf sono al lavoro sui documenti informatici sequestrati ieri durante le perquisizioni (mercoledì c’è stato un lungo vertice tra pm e finanzieri), si è saputo che una parte dei soldi delle mazzette versate a Boni e Ghezzi, attraverso l’intermediazione dell’architetto Michele Ugliola, è servita a finanziare le compagne elettorali, tra il 2008 e il 2009, soprattutto a Cassano d’Adda.
Stando alle indagini poi, ci sarebbero stati diversi incontri tra Boni, Ghezzi, l’ex esponente locale della Lega Marco Paoletti e Ugliola per definire gli accordi corruttivi, che l’architetto prendeva poi con gli imprenditori, nell’ambito di diversi progetti immobiliari. Tra questi una iniziativa di sviluppo residenziale e commerciale sull’area Montecity-Santa Giulia, a sud di Milano, il piano di lottizzazione ‘Marconi 2000′ a San Donato e un altro progetto a Pioltello. Ugliola, che sarebbe stato l”elemento di raccordo’ tra Boni, e quindi, secondo i pm, tra il vertice regionale della Lega, gli imprenditori e i politici locali, aveva come suo tornaconto la possibilità di entrare con i lavori di progettazione negli affari.
Stando a quanto avrebbe dichiarato lo stesso architetto ai pm (verbali secretati), Boni e Ghezzi avrebbero ottenuto almeno 300 mila euro (100 mila da Zunino e 200 mila da F.M.). L’ipotesi d’accusa è che solo una piccola parte delle tangenti sarebbe rimasta nelle loro tasche e in quella degli intermediari, tra cui anche una avvocatessa, mentre il resto sarebbe stato usato per iniziative della Lega in ambito territoriale.
Negli atti, ossia una serie di intercettazioni e verbali trasferiti per competenza ai pm di Monza Mapelli e Macchia che indagano sul ‘sistema Sesto’, c’è anche il riferimento a una presunta promessa di denaro a Boni per ottenere il via libera alla valutazione di impatto ambientale sull’area Falck. Denaro che sarebbe dovuto uscire dal gruppo Zunino, attraverso un giro di fatture false, e che doveva essere consegnato al presidente del consiglio regionale dall’architetto Ugliola. Consegna, però, mai avvenuta in quanto l’accordo non e’ andato in porto. La vicenda non è escluso che possa portare a nuove iscrizioni nel registro degli indagati a Monza per le persone coinvolte in questo stralcio di indagine.

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di QuiBrescia, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.