San Polo, una tragedia della follia

Mario Albanese, 34 anni, ha ucciso a colpi di pistola l'ex moglie e il nuovo compagno, la figlia della donna e il fidanzatino della ragazza. Poi ha tentato di spararsi.

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(red.) Nel piccolo giardino della villetta a schiera dove un uomo, la scorsa notte, ha ucciso l’ex moglie, il suo nuovo compagno, la figlia di lei e il fidanzato di quest’ultima, i segni di una normale vita famigliare, sconvolta però dalla furia omicida. Un dondolo, una bicicletta da bambino, qualche oggetto da giardino rovesciato.
Dentro la casa, invece, giacevano due cadaveri, e altri due, sulla strada, dalla parte opposta della palazzina, erano a terra immobili sotto le coperte termiche del 118.
Quattro persone morte, tra cui due giovanissimi: è il terribile bilancio di una notte di follia avvenuta a Brescia, in via Raffaello, una zona periferica, dove tutti si conoscono e dove la donna bersaglio del delitto lavorava come insegnante.
A uccidere, a colpi di pistola, è stato un camionista di 34 anni, Mario Albanese, che poi, secondo alcuni testimoni, ha tentato a sua volta di farla finita rivolgendo verso di sè l’arma ma che è stato bloccato da un coraggioso carabiniere che vive vicino. Era folle di gelosia, e aveva assunto droga.
Secondo la prima ricostruzione della Squadra mobile di Brescia, che ha condotto le indagini coordinate dal sostituto procuratore Antonio Chiappani, intorno alle 3 e mezza Albanese è giunto davanti alla casa dell’ex moglie e l’ha attesa. Quando è arrivata in auto, in compagnia di un amico, Albanese è uscito alla scoperto e ha sparato più colpi di pistola, ferendoli, e quindi è entrato in casa della donna, dove si trovavano la figlia che l’ex moglie aveva avuto da un’altra relazione, e un ragazzo, il suo fidanzato, uccidendoli senza pietà. Fortunatamente ha risparmiato le sue tre bambine, di 10, 7 e 5 anni (quelle che aveva avuto con la donna) che erano in casa al momento della strage. L’uomo, quindi, come in una lucida mattanza, è tornato in strada e, secondo alcuni testimoni, ha sparato nuovamente contro l’ex moglie e l’amico, che erano riusciti a trascinarsi fuori dalla vettura.
Davanti alla casa, quindi, oltre ad alcune persone svegliate dai colpi di pistola, è arrivato anche l’appuntato dei carabinieri che abita a pochi metri di distanza. ”Mario, che hai fatto?”, gli ha urlato. Albanese si è puntato la pistola alla testa, ma l’arma si è inceppata e allora con un balzo il militare lo ha bloccato, trattenendolo fino a quando è arrivata in ausilio anche una Volante della polizia.
L’arrestato, sentito in questura dopo essere stato portato all’ospedale per delle analisi antidroga, è stato interrogato dal pm ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ha detto solo che l’arma, una Beretta semiautomatica con la matricola abrasa, se l’era procurata ”da qualche tempo”. Il narcotest ha poi confermato che aveva assunto droga, forse cocaina, mentre in tasca gli sono state trovate alcune dosi di cannabinoidi.
L’obiettivo della sua follia si chiamava Francesca Alleruzzo, 45enne maestra in una scuola elementare del quartiere. Il suo amico, Vito Macadino, aveva 56 anni. Le altre due vittime sono la figlia della donna, Chiara Matalone, e il suo fidanzato, Domenico Tortorici, entrambi 19enni, arrivati dalla Calabria e a Brescia solo di passaggio per trovare la madre di lei, della quale erano ospiti.
Le indagini hanno evidenziato che nonostante il divorzio, due anni fa, i due ex continuavano ad avere una relazione altalenante. E l’arrivo di un nuovo ‘amico’ avrebbe scatenato la furia omicida del camionista.
”Per me è stato un fulmine a ciel sereno, qui non avevamo mai sentito liti violente tra loro”, ha detto un vicino.
”Mario lo vedevamo spesso, un po’ perche’ veniva a prendere i bambini ma anche perchè lui e lei si frequentavano abbastanza… Stanotte invece ci siamo svegliati di soprassalto”, ha raccontato, “sentendo dei botti e quando ho aperto la finestra ho capito che era successo qualcosa di terribile”.

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