Lettere al direttore

Lac: nel Bresciano chiusura dei roccoli non effettiva

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    Poche settimane fa abbiamo vinto l’ennesima battaglia legale contro la riapertura dei roccoli (impianti di cattura dell’avifauna selvatica), fermando ancora una volta al Tar la Regione Lombardia che, bocciata ripetutamente anche dai governi nazionali e dall’Europa, voleva alzare nuovamente le reti e costringere all’ergastolo migliaia di uccelli selvatici destinati a diventare richiami vivi per la caccia da appostamento. E’ di ieri invece la notizia che il Consiglio dei Ministri ha annullato la delibera regionale illegittima.
    È stato un grande risultato, ma le recentissime operazioni di polizia in campo venatorio, in parte portate a termine anche grazie alle segnalazioni della nostra associazione, impegnata come ogni anno in un proprio campo antibracconaggio, dimostrano che nel Bresciano la chiusura dei roccoli è una questione più di forma che di sostanza.
     
    I carabinieri forestale del Soarda hanno infatti sorpreso a uccellare illegalmente il gestore del più grande ex impianto di cattura autorizzato della provincia di Brescia, il roccolo di Cologne, sul monte Orfano: stava catturando volatili nel blindatissismo e ampio giardino di casa, in Franciacorta; c’erano anche centinaia di uccelli vivi dotati di anellini manomessi, forniti da varie associazioni di orticoltori italiani e molti esemplari morti di avifauna protetta nel freezer.
     
    L’uccellatore denunciato faceva parte dell’elenco di quelli che, su indicazione della Regione, avrebbero dovuto riaprire gli impianti il primo ottobre se, appunto, la Lac non avesse fermato l’ennesimo scempio. Con lui, grazie ai carabinieri forestali in questo ottobre sono finiti nei guai molti altri bresciani trafficanti di avifauna mascherati dal patentino di allevatori. Tra questi un ricettatore di Monticelli Brusati che, da presunto allevatore deteneva centinaia di uccelli vivi catturati e inanellati illegalmente. Una situazione intollerabile ma fin troppo tollerata rispetto alla quale la Lac (che si sta costituendo parte civile nei procedimenti più clamorosi per evitare che i bracconieri con o senza licenza di caccia di ogni livello restino impuniti) dice basta.  I roccolatori bresciani, così come molti allevatori che in realtà ricettano animali rubati in natura con le reti e non solo, vanno privati definitivamente di qualsiasi licenza o autorizzazione pubblica; la Regione deve presentare un’anagrafe dei richiami vivi attendibile e Foi e Amov e altre associazioni di categoria devono interrompere la loro distribuzione a pioggia e senza alcun controllo di anellini identificativi che oggi sono facilmente falsificabili perché realizzati in alluminio e non in acciaio e che servono solo a legalizzare l’illegalità.

    Lac, Lega Abolizione della Caccia

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