Laboratori di confezioni: multe per addetti in nero

In alcuni casi le attività sono state sospese e poi riaperte quando i titolari hanno messo in regola i propri dipendenti. Ma uno di loro era clandestino.

(red.) In quest’ultima settimana, vicino a giovedì 11 ottobre, il Nucleo Ispettorato del Lavoro dei carabinieri di Brescia con quelli delle stazioni di Montichiari, Gussago, Vobarno, Rezzato e Brescia Lamarmora, nell’ambito di servizi specifici per il contrasto al fenomeno del “caporalato” e lavoro “nero”, hanno ispezionato quattro laboratori di confezionamento di capi di abbigliamento gestiti da cittadini cinesi ed italiani. A Montichiari sono stati sequestrati oltre 100 tra giubbini e piumini griffati e 150 mila accessori per il confezionamento tra bottoni, cartellini ed etichette per un valore di 350 mila euro. Si tratta di merce originale, ma la titolare italiana non aveva l’autorizzazione dalla casa madre al confezionamento, quindi è stata denunciata per ricettazione, frode in commercio e aver introdotto nello Stato e commercializzato prodotti con segni falsi.

A Gussago è stata sospesa l’attività imprenditoriale di un laboratorio di confezioni per mancanza delle condizioni igienico-sanitarie e della sicurezza dei luoghi di lavoro ed è stata denunciata la titolare cinese. A Vobarno, in un altro laboratorio di confezioni, sono stati sorpresi cinque lavoratori “in nero”, di cui uno clandestino. Quindi, sospesa l’attività imprenditoriale e denunciato il titolare cinese per aver impiegato un lavoratore extracomunitario senza permesso di soggiorno.

Infine, a Rezzato, sempre in un laboratorio di confezioni, sono stati sorpresi undici lavoratori “in nero” ed è stata sospesa l’attività imprenditoriale. In tutto sono stati controllati 85 lavoratori, di cui 16 “in nero” e un clandestino, adottando due sospensioni delle attività imprenditoriali. Le aziende ispezionate hanno subito provveduto ad assumere i lavoratori (tranne per il clandestino che non è possibile per la normativa), stipulando con gli stessi un contratto di lavoro per almeno 3 mesi, pagando le sanzioni contestate e potendo riaprire le attività. Sono state elevate sanzioni per quasi 90 mila euro.

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