Polmonite, morte sospetta neonato a Manerbio

Oltre 500 i casi di contagio e gli accessi al pronto soccorso non si fermano. Disposta autopsia per il piccolo per capire se abbia contratto la patologia.

(red.) Quella di ieri, domenica 23 settembre, è stata un’altra giornata di accessi al pronto soccorso degli ospedali bresciani per la polmonite. L’Agenzia di Tutela della Salute che fa un aggiornamento quotidiano parla di 13 accessi (nessuno negli ospedali mantovani) e di cui 8 che hanno avuto bisogno di essere ricoverati a causa di una sospetta sindrome. Mentre i degenti scendono a quota 116 dopo le varie dimissioni, ma ora i numeri parlano di 500 colpiti dalla patologia. Una situazione che l’Istituto Superiore di Sanità non ha esitato a definire anomala e unica in questo genere, non tanto per il numero di soggetti coinvolti, quanto per l’estensione sul territorio della Bassa bresciana e dell’alto mantovano. E dallo stesso istituto, cercando di contribuire alla scoperta delle cause del contagio di massa, fanno sapere che nei giorni successivi a lunedì 24 settembre saranno in contatto con la Regione Lombardia e l’Ats per una serie di approfondimenti anche molecolari.

Ma nel frattempo tra le vittime si registra anche un neonato, deceduto giovedì scorso 20 settembre all’ospedale di Manerbio per problemi respiratori. Non è chiaro se anche il nascituro sia stato contagiato al momento della venuta alla luce, tanto che è stata disposta l’autopsia. Pare che sia stata un’infezione durante il periodo di gestazione, ma potrebbe essersi trattata anche di una malformazione congenita. In ogni caso la famiglia di Ghedi è pronta a denunciare il caso alla procura di Brescia per capire cosa possa essere successo, anche perché durante la gravidanza non ci sarebbero stati problemi. Così come nel momento in cui la madre era stata ricoverata nel dipartimento materno infantile dell’ospedale. Ma in seguito era sopraggiunto il decesso prima di poter disporre il trasferimento in una struttura specializzata. E ora si attende l’autopsia da parte dell’azienda ospedaliera di Desenzano del Garda e in vista di una possibile inchiesta.

Al momento sono cinque le vittime dovute alla polmonite nel bresciano e di cui una accertata da legionella. Da oggi, lunedì 24, ripartirà anche la ricerca delle cause del maxi contagio. E nel frattempo si registrano casi di polmonite anche tra i bambini. Quattro, dai 6 agli 8 anni, tutti residenti nella Bassa bresciana, sono stati trasferiti in Pediatria all’ospedale Civile. E ora, come detto, il problema principale riguarda la ricerca delle cause dopo che i primi risultati alle Cartiere di Montichiari hanno dato esito negativo, mentre si attendono per le altre due di Calvisano e Carpenedolo. Oltre a una quarta azienda. L’Istituto Superiore di Sanità considera sia le torri di raffreddamento, ma anche il fiume Chiese e la rete idrica che ora tornano nel mirino. Non a caso nel corso d’acqua erano stati trovati 7 punti su 18 positivi alla legionella. Ma senza dimenticare le numerose discariche presenti a Montichiari i fanghi di depurazione e gessi di defecazione. E in questo ambiente il batterio potrebbe essersi proliferato. 

L’Ospedale di Manerbio, l’ASST del Garda precisa che, effettuati i doverosi accertamenti medico-legali, si esclude che la causa sia ricollegabile ad una polmonite e/o ad un caso di legionella.

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