Scomparsa Bozzoli, si indaga su aspetti finanza

Mario e Adelio nel 2014 erano finiti in un'inchiesta per fatture false ed evasione. Modi di agire molto diversi tra loro. E l'ipotesi forno si allontana.

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(red.) Proseguono le indagini sulla scomparsa dell’imprenditore bresciano di Marcheno Mario Bozzoli. Stando agli ultimi aggiornamenti delle ore precedenti a martedì 15 maggio, la procura generale di Brescia che ha avocato l’inchiesta ritiene che quanto sia accaduto al datore di lavoro sia legato a vari aspetti finanziari. Secondo quanto risulta al Giornale di Brescia che cita elementi e fonti investigative degli inquirenti, tutto sarebbe derivante dalla posizione economica della fonderia. Il periodo che viene preso sotto esame è quello tra il 2010 e il 2015 dal punto di vista finanziario.

Tanto che è emerso come nel 2014, quindi un anno prima dei misteriosi fatti, Mario e Adelio Bozzoli erano rimasti coinvolti con altre decine di imprenditori in un’inchiesta avviata dalla Guardia di Finanza e coordinata dal sostituto procuratore Mauro Leo Tenaglia. Si parlava di presunti reati fiscali tra cui evasione e falsa fatturazione. E mentre le posizioni di tutti vennero stralciate, restarono indagati i due fratelli Bozzoli. Ora, con la fonderia di Marcheno fallita e ceduta, questo filone viene ripreso insieme all’indagine parallela che coinvolge la fonderia di Adelio e dei figli Giacomo e Alex a Bedizzole. Emerge anche come i due parenti imprenditori avessero modi di agire diversi anche nel lavoro, tanto che una cliente, sentita dagli inquirenti intorno al 15 maggio, si era sentita in qualche modo minacciata da Giacomo Bozzoli di fronte al fatto che i prodotti che aveva ricevuto non avrebbero avuto la stessa qualità di quelli ordinati.

Sempre Giacomo è finito anche nel mirino dell’ex fidanzata che lo aveva definito un uomo violento e che sembra stesse programmando di uccidere lo zio Mario. In questo scenario si aggiunge il fatto che la procura ritiene sempre più che l’imprenditore scomparso non sia finito nel forno, ma in una serie di sacchi e poi caricato su un camion chissà dove. Questo lo si evince dal fatto che le telecamere esterne alla fabbrica erano state orientate in maniera diversa dal solito. Infine, c’è la morte dell’operaio Giuseppe Ghirardini per cui la procura parla di istigazione al suicidio, ma che le sorelle ritengono sia stato ucciso perché aveva scoperto qualcosa su quanto accaduto al proprio datore di lavoro. Insieme al fatto che nella sua abitazione era stato trovato del denaro prelevato in Austria. Tutti questi elementi potrebbero finire nel fascicolo con cui la procura in estate si avvia verso la richiesta di processo per i quattro indagati: Alex e Giacomo Bozzoli e gli operai Aboagye e Oscar Maggi.

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