Processo croce di Job, “legno era marcio al 75%“

Lunedì in tribunale è stato dato spazio ai consulenti tecnici del pubblico ministero. Il ristagno e l'umidità non controllati avrebbero provocato il crollo.

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(red.) Lunedì 19 febbraio al tribunale di Brescia è proseguito il dibattimento nel processo sulla croce di Job, creata per la visita di Giovanni Paolo II nel 1998 a Brescia e posta sull’Androla di Cevo, nel bresciano, nel 2005. Il manufatto era in condizioni tali che il 24 aprile del 2014 era crollato sul 21enne Marco Gusmini di Lovere, sul posto per una gita. L’udienza è stata dedicata ai consulenti tecnici del pubblico ministero che hanno spiegato lo stato in cui si trovava la croce.

Alla sbarra ci sono Marco Maffessoli presidente dell’associazione culturale “Croce del Papa”, i consiglieri Elsa Belotti e Lino Balotti, don Filippo Stefani e Renato Zanoni progettista. L’acqua dovuta alle piogge che si è depositata nel cassone del manufatto avrebbe reso più debole la struttura. In ogni caso, il procedimento si sta celebrando proprio per capire chi avrebbe dovuto occuparsi della manutenzione della croce. Mentre i consulenti hanno parlato di “legno marcio al 70-75%”. Il controllo doveva consistere in esami esterni e interni per rilevare l’umidità e per un’operazione da compiere ogni sei mesi.

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