Macogna, partito processo su arrivo rifiuti illeciti

Cinque alla sbarra per aver scavato (vietato) in cava e portato materiali di scarto dal cantiere di Mapello dove era in costruzione un centro commerciale.

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(red.) Nella giornata di lunedì 19 febbraio al tribunale di Brescia è iniziato il processo nei confronti di cinque imputati per lo stoccaggio di materiali nella cava Macogna, nel bresciano, di cui una parte era stata posta sotto sequestro. Alla sbarra ci sono Paolo Fonio Bregoli, Mauro Bregoli, Fabio Bregoli, Matteo Merizzi ed Ennio Ferri accusati di trasporto abusivo di rifiuti in concorso. Nel 2011, a quando risalgono i fatti contestati, erano tutti legati alle aziende Nord Cave, Cave Pedrocca, Bregoli spa e Costruire che erano state pizzicate da un’inchiesta della procura di Brescia con la Direzione distrettuale antimafia, il Nita e la Guardia di Finanza. Portando appunto al fermo dell’attività della Macogna tra Travagliato e Cazzago San Martino.

I cinque avrebbero scavato sabbia e ghiaia nell’area franciacortina passata dalla Nord Cave srl alle Cave Pedrocca srl e riempiendo gli spazi con la terra dal cantiere ex Sobea di Mapello, nelle bergamasca. Esattamente quello dove venne trovata senza vita la giovane Yara Gambirasio. Lì erano in programma i lavori per costruire un centro commerciale da parte della Bregoli e poi alla Costruire srl. Tuttavia, alla Macogna non si poteva scavare e nemmeno stoccare rifiuti da altri posti e in più il materiale arrivato da Mapello non erano terre e rocce da scavo e non presentavano alcun documento di trasporto. All’indagine sfociata nel processo si è arrivati dopo un continuo via vai sospetto di mezzi pesanti verso Travagliato e che trasportavano materiali.

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