Migranti, perché Angelo Scaroni è stato arrestato

L'imprenditore di Montichiari è accusato di aver truffato lo Stato per 900 mila euro. Senza competenze né iniziative, stranieri stipati in spazi piccoli.

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    (red.) La provincia di Brescia è rimasta attonita dopo l’arresto, ai domiciliari, dell’imprenditore 47enne di Montichiari Angelo Scaroni per la gestione dei migranti. L’uomo, che era già stato iscritto nel registro degli indagati a giugno da parte del sostituto procuratore Ambrogio Cassiani, deve rispondere di truffa ai danni dello Stato e di falso in atto pubblico. I motivi che hanno portato Scaroni ad essere detenuto in casa sono tutti scritti nero su bianco nell’ordinanza firmata dal giudice di Brescia Cesare Bonamartini. In pratica, l’imprenditore monteclarense che avrebbe all’attivo diverse società, ma nessuna di tipo sociale e una quarantina di immobili, avrebbe dichiarato il falso alla prefettura.

    Infatti, Scaroni partecipava ai bandi di palazzo Broletto sull’accoglienza dei migranti mostrando autocertificazioni che indicavano come i suoi alloggi fossero adeguati e dotati di ogni misura per l’assistenza, l’integrazione e l’ospitalità dei richiedenti asilo. Invece, nulla di tutto questo. E’ stato appurato come l’imprenditore in un certo periodo avrebbe guadagnato fino a 7 mila euro al giorno (i cosiddetti 35 euro giornalieri per ogni straniero) e di fatto, secondo l’accusa, avrebbe truffato il ministero dell’Interno per 900 mila euro. Stando al giudice, Scaroni avrebbe avviato questa attività per ricavare il massimo guadagno e senza ricambiare con alcuna prestazione.

    Cioé avrebbe accolto i migranti in strutture anche dotate di spazi piccoli e non in regola, ma non avrebbe fornito uno psicologo, corsi di alfabetizzazione e nemmeno altre iniziative per tenere occupati i richiedenti asilo. Gli stessi stranieri – circa 200 quelli ospitati dall’imprenditore – sono tra Borgo Machetto di Desenzano, Carpenedolo, Fiesse, Lonato, Montichiari, Roé Volciano e Toscolano. Si è anche verificato che nel momento in cui Scaroni presentava gli edifici dove sarebbero stati destinati i migranti, in realtà queste strutture non esistevano e quindi molti stranieri erano stati costretti a vivere stipati in pochi metri quadrati. Il giudice nell’ordinanza di arresto parla di “stato di abbandono” in cui versavano i migranti, tanto da scoprire casi di caporalato e donne che si prostituivano.

    In questo scenario, sempre secondo il giudice, la prefettura è parte lesa perché sarebbe stata indotta all’errore nell’assegnare a Scaroni gli aspiranti profughi. Tanto che prima di giugno dal Broletto erano arrivate due diffide all’indirizzo dell’imprenditore, anche per spostare alcuni ospiti da uno stabile a un altro. Dopo l’arresto, è arrivato il commento del prefetto Annunziato Vardé che ha parlato di una task force per controllare la gestione delle strutture di accoglienza e fatto in modo che i bandi di ospitalità siano ancora più stringenti per evitare nuovi casi di truffa. Dal punto di vista politico è soprattutto la Lega Nord a commentare la situazione, parlando di come l’accoglienza sia un business e del fatto che Scaroni non abbia piazzato nelle sue strutture dei migranti presi dalla strada, ma assegnati dalla prefettura.

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