Finta violenza Castelcovati, altri accertamenti

(red.) Giovedì 22 giugno al tribunale di Brescia si è svolta un’udienza dedicata alla vicenda avvenuta a Castelcovati, nel bresciano, dove una 87enne aveva accusato un vicino di casa rumeno 32enne di averla violentata nel letto. L’uomo, di fronte a quella pesante accusa, aveva scontato 40 giorni di carcere tra Brescia e Pavia. Ma in seguito il test del dna lo aveva scagionato, scoprendo che le tracce organiche erano legate a un 69enne altro vicino di casa con cui l’anziana avrebbe avuto un rapporto sessuale consenziente quella notte.

Di fronte alla presunta violenza simulata, la procura di Brescia aveva chiesto di archiviare il caso, ma i legali dell’anziana si sono opposti e giovedì si sono visti accogliere la posizione. Il giudice Luca Tringali, infatti, ha disposto una nuova ricerca di tracce sul coltello, una torcia e una bottiglia che il 32enne, secondo l’anziana, avrebbe usato quella sera. Stando all’87enne, il rumeno di notte e senza alcuna effrazione alla porta era entrato nell’appartamento dell’anziana e preso un coltello dalla cucina.

Poi, mentre la donna dormiva, l’avrebbe minacciata con la lama e costretta a un rapporto sessuale. In realtà il dna ha smentito che sia stato lui a commettere quella violenza e invece legata al 69enne con cui l’anziana era andata dai carabinieri a sporgere denuncia. Ma secondo il giudice gli elementi non sono ancora sufficienti per chiudere la vicenda. Entro quattro mesi sarà nominato un nuovo perito per controllare le tracce. In seguito gli sviluppi.