Delitto Calcinato, arrivato il giorno della svolta

Alle 10 l'interrogatorio di Dione Cheikh in carcere. Poi l'autopsia sul corpo di Gennaro Esposito. Continuano le indagini sui motivi del brutale omicidio.

(red.) Si prevede che mercoledì 8 marzo sarà la giornata della svolta dal punto di vista delle indagini sul delitto avvenuto domenica 5 sera in via San Germano a Calcinato, nel bresciano. La mattina alle 10, infatti, nel carcere di Canton Mombello a Brescia il giudice delle indagini preliminari Lorenzo Benini interrogherà Dione Cheikh, il 34enne senegalese che ha inferto le coltellate mortali a Gennaro Esposito, 37 anni. Nella stessa giornata il corpo della vittima, attualmente ricomposto all’obitorio dell’ospedale Civile, sarà sottoposto all’autopsia per verificare il numero di fendenti e la causa esatta del decesso. Subito dopo arriverà il nulla osta da parte del magistrato e quindi la fissazione dei funerali. Per seguire la vicenda, dalla Sicilia sono in arrivo la madre e la sorella della vittima.

Per quanto riguarda l’assassino, invece, colto in flagrante dai carabinieri in casa mentre si stava ripulendo dal sangue, si cercherà di avere più dettagli. Nel primo interrogatorio davanti al magistrato Erica Battaglia, la sera del fatto, aveva farfugliato qualcosa e non aveva dato alcun motivo. Tanto che il legale Christian Beatrici aveva parlato di un uomo confuso. Nell’interrogatorio in carcere gli inquirenti sperano di ottenere altri elementi, soprattutto sui motivi connessi alla ferocia con cui ha inferto dodici coltellate. Non è escluso che il 34enne si avvalga della facoltà di non rispondere e che l’avvocato possa chiedere l’infermità mentale per il proprio assistito.

Chi indaga ritiene che l’omicidio possa essere avvenuto al termine di una furiosa lite per un regolamento di conti legato alla droga. Infatti, nella casa comunale di piazza Repubblica dove Gennaro Esposito viveva con la moglie (diventata ex dalla fine di febbraio) e le due figlie, sono state trovate alcune quantità di hashish e cocaina. Ma non si escludono altre piste e comunque la situazione di degrado in cui versava, da una parte, la vittima costretta a lavori precari dopo un passato da pizzaiolo in Germania. Dall’altra l’africano con precedenti per spaccio.

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