Dj Fabo: anche la dignità emigra in Svizzera

Una nuovo spazio settimanale dedicato all'attualità su quiBrescia.it. Tinte forti, a volte, pensate però con l'intento di stimolare un dibattito sano e costruttivo.

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Una nuova rubrica su quiBrescia.it. Giovanni Merla, giornalista del lago d’Iseo e collaboratore della nostra testata, ogni settimana, sceglierà un fatto di cronaca nazionale per commentarlo insieme con i nostri lettori. Tinte forte, a volte, studiate però con l’intento di stimolare un dibattito costruttivo e non volgare su temi di attualità. Buona lettura.

di Giovanni Merla
DJ Fabo se n’è andato per sempre. Ha scelto la dolce morte alla “Dignitas”, una struttura specializzata nei pressi di Zurigo. Un terribile incidente stradale gli aveva distrutto sogni, carriera e dignità. Cieco e tetraplegico. Praticamente senza futuro e senza speranza. Si era rivolto perfino alla più alta carica dello stato, pregandola di aiutarlo a far finire il suo calvario, ma le orecchie di Sergio Mattarella sono rimaste sorde.

Così il giovane milanese, alle 11.40 di lunedì mattina, 28 febbraio, in compagnia della sua donna Valeria, di sua madre e di alcuni amici, ha deciso di liberarsi per sempre da un inferno insopportabile. Ha scherzato, perché essendo cieco temeva di non riuscire a premere il pulsante che gli attivasse l’immissione del farmaco letale. Invece per fortuna tutto è andato liscio e nel giro di mezzora il suicidio assistito è diventato realtà.
Fabiano adesso è libero, non soffre più, non piange più. Non è costretto a vivere una vita indegna e terribile. Fabiano ora si culla tra le nuvole.

Sono 115 gli italiani che dal 2015 hanno deciso di morire in Svizzera.
Un numero importante, che però falsifica le carte. Perché non tutti hanno le possibilità economiche necessarie per pagarsi la dolce morte. La maggioranza dei malati terminali, delle persone impossibilitate a muoversi o di chi soffre di patologie terribili spesso non ha il denaro per potersene andare liberamente. Sono centinaia i suicidi violenti che accadono in Italia perché non esiste ancora una legge sul testamento biologico e sull’eutanasia.

I responsabili di questo incredibile scandalo, dal mio punto di vista, sono i politici e il Vaticano. I primi incapaci; mentre i secondi diabolici e terribilmente incoerenti. Se in Italia non esiste ancora una legge che eviti alle persone di soffrire le pene dell’inferno, significa che non siamo un paese civile, non siamo un paese democratico e non siamo un paese evoluto. Se il cane o il gatto del presidente della repubblica soffrono terribilmente, il veterinario di corte gli fa una puntura che li libera da un’inutile agonia. Però se il signor Rossi ha un cancro terminale, oppure è in stato vegetativo non ha il diritto di morire in pace.

Viene curato ad ogni costo e contro ogni logica, solo per principio. Soltanto perché la Curia non vuole e lo stato non si impone. I porporati sono accecati dai loro stessi dogmi. E lo stato ci guadagna, con le case di riposo, gli hospice, le strutture di lunga degenza, i farmaci e tutto il resto.

Vi lascio ricordandovi una cosa, per farvi capire a che punto arriva la chiesa in alcune situazioni.
Edoardo Agnelli si suicidò nel 2000, buttandosi da un viadotto dopo una vita tormentata. Gli fecero i funerali in pompa magna con tanto di cardinali e messa solenne. Piergiorgio Welby decise di morire nel 2006 dopo anni interminabili di sofferenza e dolore indescrivibili. La chiesa non gli concesse le esequie religiose.

Il mio ultimo pensiero va alle persone che soffrono e non hanno i soldi per morire. Sono con loro ogni momento. Un giorno tutto questo sarà ricordato come una follia, come un periodo buio, fatto di ingiustizie e brutalità. Se vogliamo un mondo libero dobbiamo combattere. Ogni secondo. Per noi e per gli altri.

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