Smaltimento illecito rifiuti, chi sono arrestati

Sei in manette, di cui cinque ai domiciliari e uno in carcere, dodici indagati e quattro società sequestrate. Passo dopo passo, come funzionava il meccanismo.

(red.) Roberto Montini (in carcere), il figlio Nicholas, Maurizio Visinoni, Rudi Tonni, Floriano Angelo Borra e Angelo Carugati, tutti ai domiciliari. Sono le sei persone finite in manette nell’operazione “Rifiuti Due” eseguita venerdì 18 novembre tra le province di Brescia, Bergamo e Verona da parte dei carabinieri del Ros e con il coordinamento della procura. Dodici, invece, sono in tutto gli indagati e quattro società, tra Brescia e Bergamo, sono state sequestrate. Si tratta della Nicho e Autotrasporti Montini di Sabbio Chiese, Cgs Trading e Visioni Trasporti e Logistica di Rogno, nella bergamasca.

Sono tutte le realtà coinvolte nello smaltimento illecito di rifiuti inquinanti per cui sono state lanciate diverse accuse. In particolare, associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti pericolosi, inquinamento ambientale, gestione non autorizzata di rifiuti pericolosi, false certificazioni e classificazione e omesso obbligo di vigilanza verso i dipendenti. L’operazione è stata presentata dal procuratore capo di Brescia Tommaso Buonanno e da quello aggiunto Sandro Raimondi titolare dell’inchiesta.

Tutto era partito da maggio alla Valferro di Prevalle, quando gli occhi erano stati puntati sull’azienda e su Gianfranco Sanca per come venivano trattate le scorie ferrose. Da lì si è aperto un vero e proprio mondo fatto di illeciti dal punto di vista ambientale. Ricostruendo i fatti, i rifiuti speciali e pericolosi, carichi di pcb e nichel, non venivano trattati, ma recuperati dalle quattro società che poi li infilavano letteralmente tra gli strati dei metalli legali e destinati alle acciaierie. I camion partivano da queste realtà per trasportare il carico illecito e arrivando alle fabbriche di destinazione, completamente all’oscuro di tutto.

Ma l’organizzazione poteva contare su alcuni dipendenti conniventi che facevano passare i mezzi pesanti, mentre altri falsificavano la bontà dei prodotti. Tanto che Buonanno ha parlato di “un patto scellerato tra chi raccoglieva i materiali di scarto dalle fonderie e chi li trasportava”. Mentre Raimondi ha definito una situazione “peggio dei narcotrafficanti”. E così Brescia si conferma protagonista in negativo come uno dei centri maggiori in Italia per lo smaltimento illecito.

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