A2a, consiglio comunale ok su “vendita” quote

L'assemblea venerdì ha approvato la "liberazione" del 4%. Come farà Milano. La possibile cessione per fare fronte ai debiti attivi sulla metropolitana.

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(red.) Via libera dal consiglio comunale di Brescia alla modifica dei patti parasociali per le quote detenute da palazzo Loggia in A2a. Il semaforo verde è arrivato venerdì 18 novembre quando l’assemblea è stata chiamata ad affrontare il tema più caldo e contestato. Infatti, alla fine la delibera è passata solo con i voti della maggioranza. La modifica dei patti fa sì che il comune “liberi” il 4% delle quote, passando dal 25 al 21%. E la stessa cosa farà Milano, in modo da arrivare al 42% di controllo condiviso da parte dei due enti pubblici.

Ma la preoccupazione maggiore espressa dalle minoranze è che la Loggia decida di vendere la quota “liberata”, mentre da palazzo Marino hanno già annunciato che non lo faranno. Così facendo, Milano potrebbe avere un controllo maggiore sulla multiutility rispetto a Brescia. Sul fronte bresciano, il sindaco Emilio Del Bono ha sempre sottolineato che la vendita non è un’operazione automatica, ma “possibile”. A fronte del fatto che si vogliono mettere in regola i bilanci. Soprattutto sulla metropolitana, visto che la Regione Lombardia non vuole dare i contributi chilometrici, mentre si discute ancora sull’alta penale del mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti.

Insomma, ci sarebbe il rischio di non avere abbastanza risorse per i servizi, tenendo anche conto che nel 2017 saranno eseguiti tutti i controlli antisismici sulle scuole. Un’operazione costosa e che richiede denaro. E di fronte al fatto che il sindaco dice “no” all’aumento delle tasse o al taglio dei servizi, potrebbe puntare alla vendita. Al contrario, le minoranze avevano fatto altre proposte, espresse in emendamenti.

Tra chi chiedeva di aspettare l’esito del Tar sulla vicenda dei contributi al chilometro sulla metro da parte del Pirellone, oppure di tagliare una parte dei servizi sociali agli immigrati. E’ anche emersa la proposta di un referendum da far votare ai cittadini su cui il sindaco non si è detto certo. “Se votassero tra tagliare i servizi o vendere le azioni non ci sarebbe storia” ha detto. Tutte le ipotesi sono state annullate al voto, approvando la delibera originale.

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