Abusi Chiari, cellulari pakistani sotto sequestro

I tre aggressori, che restano in carcere, hanno detto che la ragazza era consenziente, tanto da memorizzare il proprio numero su uno dei telefoni del trio.

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(red.) Da una parte la versione dei tre ragazzi pakistani, dall’altra quella della 22enne. Non si è ancora attutito lo shock e il panorama di roventi polemiche dopo che una giovane italiana è stata violentata al parco delle Rogge a Chiari, nel bresciano, lunedì sera 10 ottobre. Anche se, sentita la versione dei tre presunti aggressori attualmente detenuti in carcere, il condizionale sembra essere d’obbligo. Interrogati dal giudice delle indagini preliminari a Canton Mombello, i pakistani richiedenti asilo, ospiti di alcune strutture e tutti dai 23 ai 26 anni, smentiscono che si sia trattata di violenza. Gli amici della giovane, sentiti dagli inquirenti, hanno confermato di essere stati in sua compagnia quella sera, trascorrendo qualche ora bevendo una birra e passeggiando.
Poi, secondo la versione dei presunti aggressori, questi avrebbero avvicinato la 22enne chiedendole una prestazione sessuale in cambio di 5 euro, ma la ragazza ne avrebbe chiesti 15. A quel punto si sarebbe consumato il rapporto, poi interrotto per l’arrivo di qualcuno in zona. Tanto che, in seguito, la 22enne avrebbe salvato sul cellulare di uno di loro il proprio numero. Opposta, invece, la versione della ragazza che ha detto di non aver mai visto prima quei tre e di non essersi riuscita a difendere dall’aggressione a causa dello shock. E il giudice ha creduto alla versione della ragazza, che si era confessata con il fidanzato e poi con i familiari. Ma di certo le indagini sono aperte a tutto campo, con il sequestro dei cellulari dei tre pakistani per verificare se in memoria ci sia il contatto della giovane.
L’unico elemento certo è che il trio resta dietro le sbarre in attesa di sviluppi. Il caso, intanto, non smette di accendere polemiche politiche e tra i cittadini del paese, con la Lega Nord che ha intenzione di presentare l’episodio nelle aule parlamentari. Da “Il Ponte” alla cascina Clarabella, cooperative che si occupano dell’accoglienza dei migranti tra Rovato, Chiari e Castrezzato, si dicono sconcertati. L’opinione comune è che i tre fossero ragazzi insospettabili, anche se uno era ospite di una comunità da soli cinque giorni, un altro da due mesi e l’ultimo da due anni in Italia. Mentre a Chiari, luogo della violenza, il sindaco Massimo Vizzardi e i cittadini chiedono più controlli e sicurezza. Proponendo un tavolo con le forze dell’ordine per discutere le misure da mettere in campo.

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