Strage Gornji Vakuf, chiuse indagini su Paraga

La pm Silvia Bonardi accusa l'ex comandante di quattro reati per l'eccidio ordinato il 25 maggio 1993 contro una comitiva bresciana. Si va verso processo.

(red.) La vicenda del triplice delitto dei bresciani a Gornji Vakuf, nell’ex Bosnia Erzegovina, del 25 maggio 1993 durante la guerra dei Balcani, si appresta a sbarcare in processo al tribunale di Brescia. Giovedì 28 luglio il pubblico ministero Silvia Bonardi ha firmato la chiusura delle indagini su Hanefija Prijic, il comandante paramilitare Paraga ritenuto il mandante dell’imboscata e dell’omicidio della comitiva bresciana. Il gruppo era formato da Guido Puletti, Sergio Lana, Fabio Moreni, Christian Penocchio e Agostino Zanotti quando si stava recando in Bosnia per una missione benefica con cui aiutare le popolazioni colpite dal conflitto. Ma il battaglione guidato da Paraga fermò la comitiva portandola in un luogo dove avvenne l’eccidio.
Si salvarono solo Penocchio e Zanotti che sono stati testimoni nel primo processo in Bosnia, con 13 anni di carcere rifilati a Prijic e lo sono attualmente nella nuova indagine a Brescia. Paraga è indagato per omicidio, tentato omicidio, sequestro di persona e rapina aggravata dall’uso di un’arma da fuoco. Avrà venti giorni di tempo per decidere se farsi interrogare o presentare una memoria difensiva. Ma l’ipotesi più plausibile è che faccia scena muta e si presenti direttamente all’udienza preliminare nella quale la pm chiederà il procedimento giudiziario. Mercoledì al proprio avvocato aveva detto che uno degli esecutori del delitto era stato il cugino Dino Prijic, indagato con altre quattro persone in una nuova inchiesta aperta in Bosnia. “Ma non lo troverete” aveva detto Paraga. Per le autorità straniere sarebbe morto.

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