Discriminazione, condannati Rovato e Pontoglio

Giudice contro gli aumenti esponenziali dei diritti di segretaria sui certificati di idoneità per stranieri. Il secondo paese alla sbarra anche per cartelli.

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(red.) Bastonata giudiziaria per i comuni bresciani di Rovato e Pontoglio per quanto riguarda il rapporto con i cittadini stranieri. Da una parte l’aumento esponenziale dei prezzi per ottenere il rilascio del certificato di idoneità di alloggio e dall’altra la questione dei cartelli “occidentali”. Per quanto riguarda il primo caso, come scrive Il Giorno, il giudice del tribunale di Brescia Andrea Tinelli ha condannato i due enti per l’accusa di condotta discriminatoria. Il processo civile era partito dopo il ricorso presentato da una donna straniera sostenuta dall’Asgi, Fondazione Guido Piccini e Camera del Lavoro.
I due comuni erano stati attaccati per aver aumentato da 50 a 312 euro (nel caso di Rovato) e da 200 a 425 euro (per Pontoglio) i diritti di segreteria con cui ottenere il certificato. Documento indispensabile e chiesto soprattutto dagli stranieri per ottenere il permesso di soggiorno. E proprio il fatto che siano in particolare i cittadini non italiani a chiedere il certificato, l’aumento dei diritti secondo il giudice si configura come un atto discriminatorio. Per questo motivo, il giudice ha stabilito di annullare le delibere dei due comuni e riportare i prezzi all’origine. Questo vuol dire che Rovato dovrà dare 262 euro e Pontoglio 225 euro per ogni straniero che aveva chiesto il certificato dopo l’aumento delle cifre. In più, dovranno sborsare 7 mila euro di risarcimento.
Pontoglio è stato anche condannato per i cartelli “occidentali” che il sindaco Alessandro Seghezzi, dopo diverse sollecitazioni, ha fatto rimuovere. “Il punto non è se tale proposizione corrisponda o meno al vero, la questione è che detto stato di cose, ammesso che sia tale, non può essere strumentalizzato da un ente pubblico per ostacolare o condizionare, foss’anche nella semplice forma della persuasione, il libero esercizio dei diritti costituzionali da parte di coloro che non si riconoscono nel substrato culturale del Comune”. Così scrive il giudice in alcuni passi della sentenza riportati da Il Giorno. Lo Stato è laico e “ragioni di razza e religione non possono pregiudicare l’eguale godimento dei diritti fondamentali dell’individuo, fra i quali figura quello della libertà di circolazione e soggiorno”. Il comune dovrà sborsare 5 mila euro di risarcimento alle parti civili, cioè all’Asgi, Fondazione Piccini e Camera del Lavoro.

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