Attentato PolGai, si segue pista anarchica

Un individuo, colto a filmare i rilievi eseguiti dalla polizia, è stato identificato e interrogato. Venerdì 18 all'alba l'esplosione in via Veneto.

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PolGai(red.) Pista anarchica. E’ quella che stanno seguendo gli inquirenti dopo l’esplosione, all’alba di venerdì 18 dicembre, davanti alla sede della scuola di polizia di via Vittorio Veneto a Brescia. Intorno alle 4,30, tutto ripreso da due telecamere di video sorveglianza presenti all’esterno, un individuo vestito di nero, con il volto travisato da un cappellino, posa uno zaino nei pressi dell’ingresso, attraversa la strada e riesce a scappare. Passano circa dieci minuti e si sente un forte boato che sveglia i residenti e chi si trova a quasi un chilometro di distanza. I primi ad uscire sono proprio gli abitanti del quartiere per capire cosa fosse successo e all’inizio per qualcuno sembra fosse scoppiata una caldaia o per una fuoriuscita di gas. Invece, quando notano diverse pattuglie della polizia raggiungere il posto, capiscono che era avvenuto qualcosa alla scuola PolGai, che istruisce le forze dell’ordine per la giudiziaria, amministrativa e investigativa.
Nel momento in cui gli agenti della Digos arrivano sul posto per condurre le indagini, notano lo zaino da dove sarebbe provenuta l’esplosione. Poi si è scoperto che era partito tutto da una pentola a pressione modificata con della polvere pirica. La deflagrazione non ha provocato feriti, vista l’ora, mentre i muri esterni della scuola risultavano anneriti e la vetrata del portone di accesso ha retto l’urto. La sede ospita 270 posti letto, sale studio, un poligono di tiro e aule per la simulazione investigativa. Al contrario, sono rimaste danneggiate alcune auto dall’altra parte della strada. Mentre gli agenti raccoglievano decine di reperti da controllare, in zona sono stati allestiti alcuni posti di blocco e ci sarebbero state delle perquisizioni intorno a Urago Mella, forse nelle abitazioni di chi viene ritenuto coinvolto.
Uno tra i tanti a raggiungere il posto dopo aver sentito la notizia dai telegiornali nazionali è Maurizio Marinelli, presidente dell’Associazione Nazionale Sindacato Polizia, che negli anni ’80 e 90′ era nel bresciano come agente. Si dice convinto che la polizia sia stato l’obiettivo dell’esplosione vista che la scuola, formatrice di forze dell’ordine da destinare in tutta Italia, è un simbolo. Le condanne a quello che viene definito un attentato e gli attestati di solidarietà alla polizia sono arrivate da tutte le istituzioni e dalle forze politiche di ogni schieramento. Insieme a quelle del ministro dell’Interno Angelino Alfano che ha sottolineato come dietro l’azione non ci sarebbe il terrorismo internazionale.
Dal punto di vista investigativo, gli inquirenti stanno cercando di capire se il botto sia stato provocato da un timer o con un segnale a distanza lanciato proprio dall’individuo. Intanto, la procura di Brescia ha aperto un’inchiesta per “terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi”. Durante la mattina di venerdì è stata identificata una persona mentre riprendeva con il cellulare le azioni delle forze dell’ordine impegnate nei rilievi. Lo hanno sentito e vogliono accertare se sia coinvolto o sia stato l’autore dell’episodio. Si ritiene anche che la bomba rudimentale avrebbe potuto uccidere qualcuno, ma probabilmente l’intenzione non era quella visto l’orario in cui è stata piazzata. E’ “giallo” anche su un documento riconducibile ad alcune organizzazioni anarchiche che avrebbero scritto di atti da compiere contro il potere, la polizia e altre istituzioni a dicembre. Forse quello di Brescia potrebbe essere stato il primo caso. Intanto, la città è preoccupata perché torna nell’incubo degli attentati. Un caso del genere, proprio con una pentola a pressione, si era verificato nel 1976 in piazza Arnaldo.

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