D’Annunzio, lo scalo resta alla Catullo

Il Consiglio di Stato ha depositato la sentenza con cui riconosce il ritiro del ricorso di Sacbo. La Corte Europea non dovrà più giudicare.

aeroporto D'Annunzio(red.) L’aeroporto Gabriele D’Annunzio di Montichiari, nel bresciano, resta per quarant’anni nelle mani della Catullo che gestisce lo scalo di Verona. Si tratta di una situazione definitiva e all’orizzonte non si prospettano altri colpi di scena. Il motivo è scritto nella sentenza del Consiglio di Stato depositata dai giudici martedì 17 novembre. Tutto era partito nel momento in cui lo scalo bresciano era stato affidato alla società Catullo. Dall’altra parte, Sacbo, a capo dell’aeroporto di Bergamo, contro la decisione di dare le competenze agli scaligeri invece di passare da una gara, aveva impugnato l’affidamento diretto al Tar di Brescia.
La giustizia amministrativa gli aveva dato ragione, ma di rimando e per approfondimenti aveva inviato il fascicolo al Consiglio di Stato e a sua volta alla Corte di Giustizia Europea. Ma Lussemburgo, che lo avrebbe fatto solo nel 2017, non dovrà più pronunciarsi. L’ultimo grado della giustizia amministrativa in Italia, infatti, ha scritto di aver preso atto della rinuncia di Sacbo al ricorso contro Catullo. Venendo a mancare l’appello, quindi, il processo di fatto si è chiuso. In ogni caso il Consiglio di Stato ha avvisato la Corte Europea che non dovrà più decidere. Se si fosse verificato il contrario, probabilmente avrebbe chiesto una gara per lo scalo D’Annunzio. Azione che avrebbe ribaltato la gestione italiana dove la maggior parte degli aeroporti sono affidati direttamente.

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