Brescia, il 30% in più di rifiuti con lo Sblocca Italia?

L'assessore regionale all'Ambiente, Claudia Terzi, decisa ad impugnare l'art.35 che impone di utilizzare gli impianti al massimo delle capacità.

(red.) Se le stime dell’assessore regionale all’Ambiente, Claudia Maria Terzi, fossero confermate, Brescia dovrebbe raccogliere ben il 30% in più di rifiuti “fuori porta”, scarti che verrebbero bruciati nell’inceneritore di A2A.
Questo perchè, secondo l’articolo 35 del decreto Sblocca Italia, gli impianti di smaltimento rifiuti come quello di via Codignole devono essere utilizzati «a saturazione del carico termico» e vi «devono essere trattati rifiuti speciali non pericolosi o pericolosi a solo rischio sanitario».
Un’ipotesi contro la quale si scaglia l’assessore lombardo che, proprio negli ultimi mesi ha lavorato per il progressivo spegnimento degli impianti presenti in regione e che ora si accinge a preparare il ricorso alla Consulta contro il decreto del Governo.
«L’articolo 35 dello ‘Sblocca Italia’ cancella il nuovo piano rifiuti di Regione Lombardia, superando la bacinizzazione regionale, quindi eliminando le barriere esistenti alla libera circolazione dei rifiuti urbani sul territorio nazionale» avverte l’assessore all’Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile di Regione Lombardia, stigmatizzando il decreto ‘Salva Italia’ sul tema dei rifiuti
«Il decreto – ha spiegato l’assessore – obbliga le Regioni ad autorizzare alla massima capacità gli impianti esistenti (ad esempio Brescia +30 per cento) e dimezza i termini per l’autorizzazione di nuovi impianti (due in Lombardia oggi bloccati dal nuovo piano rifiuti)».
Ciò significherebbe, infatti, vanificare il lavoro finora svolto, sia a livello regionale che locale. In città, infatti, a gennaio, era stata ottenuta una piccola grande vittoria dalle associaizoni ambientaliste: erano state infatti accolte alcune significative richieste che il Comune di Brescia ha portato alla conferenza di servizio regionale per il rinnovo dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) del termovalorizzatore A2A ed era stato stabilito che non sarebbe stato accresciuto il carico termico autorizzato rispetto all’Aia precedente.
In parole povere, nessun aumento di conferimento di rifiuti nel termovalorizzatore, mentre era stato deciso che sarebbe stata avviata una progressiva e graduale diminuzione dei rifiuti bruciati, di pari passo con l’aumento della differenziata, che la Giunta avvierà attraverso il cambio del sistema di raccolta. Inoltre, nella nuova Aia sono stati mantenuti invariati i codici riguardanti le biomasse e i rifiuti assimilabili: solo pochi nuovi codici sono stati inseriti a garanzia di una maggiore tutela ambientale.
Una vittoria che ora potrebbe essere cancellata con un colpo di spugna dall’articolo 35 dello Sblocca Italia.
Infatti, parlandod el caso bresciano, Terzi ha spiegato che «l’obbligo di autorizzare per le Regioni la massima capacità di smaltimento vuol dire un aumento del 30% di rifiuti bruciati» senza controlli e senza conoscerne la provenienza. Ma se le Regioni non autorizzassero l’utilizzo a pieno regime degli impianti (come quello di A2A), potrà farlo il Governo.
L’assessore regionale ha già fissato, per questo venerdì, un incontro al Pirlelone per l’impugnazione del decreto. «Di fatto -ha concluso Terzi – i rifiuti di Roma/Napoli arriveranno in Lombardia in un tempo di 60 giorni, come previsto dal decreto. Nel corso della prossima riunione la Giunta lombarda valuterà i passi da compiere per evitare questa situazione».

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