Russia blocca export, duro colpo per Brescia

Sono le conseguenze dell'embargo agroalimentare deciso verso i paesi che hanno adottato sanzioni contro Mosca in risposta al conflitto in Ucraina.

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(red.) Le esportazioni di prodotti agroalimentari italiani in Russia, nonostante le tensioni, sono aumentate ancora dell’1% nel primo quadrimestre del 2014 dopo che lo scorso anno avevano raggiunto la cifra record di 706 milioni di euro.
E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sugli effetti della decisione della Russia di limitare o bloccare con decreto anche per un anno le importazioni agricole dai paesi che hanno adottato sanzioni contro Mosca in risposta al conflitto in Ucraina.
Oltre il 16% delle esportazioni sono vini e spumanti  Il governo russo in un prossimo futuro stilerà una lista con i prodotti ed i Paesi oggetto delle sanzioni.
Per il comparto economico bresciano è un duro colpo: solamente per il settore caseario (Grana Padano in testa) l’embargo delle merci vale 14 milioni di euro all’anno. Anche Coldiretti teme questo blocco, le cui conseguenze non sono calcolabili, ma comunque notevoli.
Incrocia le dita il Consorzio Franciacorta che si augura che il provvedimento non tocchi l’esportazione di vini. Oltre il 16% del valore delle esportazioni agroalimentari italiane è rappresentato da vini e spumanti che – sottolinea la Coldiretti – dovrebbero però essere al riparo dalla scure di Vladimir Putin dopo che nel 2011 la società Gancia, casa storica per la produzione di spumante, è divenuta di proprietà per il 70% dell’oligarca Rustam Tariko, proprietario della banca e della vodka Russki Standard.
Ortofrutta e pasta i prodotti più a rischio: nel 2013 il valore di frutta e verdura esportato in russia è stato pari a  72 milioni di euro, e a 50 milioni di euro pe rla pasta, ma in aumento del 20 per cento nel primo quadrimestre del 2014 e carni per 61 milioni di euro.
La decisione russa, secondo la Coldiretti, è destinata ad alzare il livello dello scontro commerciale tra Russia ed Unione Europea che aveva avuto una anticipazione nella cosiddetta “guerra dei prosciutti”  con la Russia che – ricorda la Coldiretti – ha già chiuso le frontiere a tutto l’export europeo di maiali, carni di maiale e trasformati in violazione delle regole sugli scambi alla Wto di cui è membro dal 2012 prendendo a pretesto la scoperta a fine gennaio, di casi di peste suina africana in alcuni cinghiali in Lituania e Polonia, in zone di frontiera con la  Bielorussia. Una scelta che ha portato lo scorso aprile 2014 – sostiene la Coldiretti – alla positiva decisione dell’Unione Europea di rivolgersi all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), dopo che le discussioni bilaterali Bruxelles-Mosca non hanno dato risultati.”Per l’Italia oltre al danno diretto dovuto alle mancate esportazioni si sta verificando un danno indiretto perchè i maiali tedeschi, che normalmente vengono spediti in Russia, ora arrivano in Italia con danni per gli allevatori, ma anche per i consumatori perchè carne e derivati del maiale vengono spesso spacciati come Made in Italy perchè – conclude la Coldiretti – «non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta».

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