Stamina, a giudizio Vannoni e Andolina

L'indagine del pm Raffaele Guariniello dimostrerebbe che il metodo non avrebbe generato alcun beneficio ai pazienti.

(red.) Continua la querelle sul caso Stamina. Nella giornata di mercoledì 16 luglio, il tribunale di Torino ha chiesto il rinvio a Giudizio per Davide Vannoni, numero uno di Stamina foundation e inventore del trattamento. L’appuntamento con l’udienza preliminare è il 4 novembre.
Ci saranno, fra gli altri, Marino Andolina, braccio destro di Vannoni; Gianfranco Merizzi, presidente della società Medestea; Ermanna Derelli, ex direttore sanitario degli Spedali Civili di Brescia, dove la metodica è stata somministrata; Carlo Tomino, responsabile dell’ufficio ricerca e sperimentazione dell’Aifa (Agenzia italiana per il farmaco), imputato solo di concorso nella diffusione di medicinali imperfetti. Escono, invece, di scena altre otto figure, per le quali è assai probabile l’archiviazione: tra queste ci sono i due biologi ucraini Vyacheslav Klimenko e Olga Shchegelska, indicati come gli sviluppatori del metodo.
Secondo il pm Raffaele Guariniello, i carabinieri del Nas e i consulenti della procura, la cura di Vannoni non avrebbe prodotto benefici e, anzi, ha fatto registrare un 20-25% di “eventi avversi”. E i pazienti sarebbero stati trattati come “cavie” (101 quelli censiti), senza contare le offensive mediatiche e manifestazioni di piazza. Inchiodata da un’inchiesta monumentale: gli ultimi atti (l’interrogatorio degli indagati che ne hanno fatto richiesta) sono di pochi giorni fa e hanno fatto crescere il totale delle carte a 35 mila pagine.
La difesa si fa scudo con le decisioni dei circa 180 tribunali del lavoro che hanno ordinato agli Spedali Civili di Brescia di continuare con la terapia.

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