Brescia, «il Bigio torni in Piazza Vittoria»

A favore del ricollocamento, per ragioni storico-artistiche, l'onorevole Gregorio Gitti, la gallerista Chiara Fasser e Giosi Archetti, del Fai.

(red.) La “vexata quaestio” sul Bigio torn ain auge. Non solo per l’idea di un ignoto artista che ha ricollocato virtualmente la statua di Arturo Dazzi in piazza Vittoria, ma soprattutto per un nuovo dibattito politico e culturale insieme, sollevato dalle posizioni espresse da Gregorio Gitti, deputato  bresciano di “Per l’Italia” e della gallerista Chiara Fasser, insieme con e Giosi Archetti, del Fondo Ambiente Italiano, i quali hanno rimpolpato la discussione sul “caso Bigio”.
I tre si sono schierati a favore del riposizionamento del manufatto nella sua collocazione originaria, cioè in piazza Vittoria, sostenendo  la necessità di un ripristino dell’opera in chiave filologica.
Il parlamentare ne ha parlato con la stampa nel suo studio legale. Per Gitti la discussione sul Bigio è stata «condizionata da una lettura politica, per non dire ideologica, del tema sul tappeto, una contrapposizione che ha impedito di giungere a una conclusione dettata da ragionamenti di carattere culturale». Bene ha fatto la Loggia, secondo l’onorevole dei Popolari per l’Italia, ad istituire una commissione di “saggi” per valutare la diatriba, senza connotati di alcun tipo ideologico nè politico. Diversamente, secondo Gitti, «assisteremo a una colpevole rimozione senza senso».
Secondo l’onorevole bresciano, l’impatto della statua in piazza potrebbe essere “bilanciato” dalla collocazione di un secondo monumento, da posizionare all’ingresso nord-ovest, verso corsetto Sant’Agata, dedicato ai martiri della Resistenza, oppure, come compensazione toponomastica, pensare ad un cambio di nome della piazza.
Secondo Chiara Fasser, che ha rimarcato il valore artistico dell’opera, se il Bigio non dovesse essere riposizionato, sarebbe opportuno comunque lasciare il basamento vuoto, come sorta di perenne monito. Sulla stessa linea anche Giosi Archetti, presidente dell’Associazione Amici del Fai (Fondo ambiente italiano), secondo cui l’imponente statua in marmo costituisce il «completamento di una piazza simbolo di armonia architettonica».

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