Stamina, nuova infusione per Celeste

Lo ha imposto il Tribunale di Venezia. Entro luglio, bisogna trovare un anestesista pediatrico e qualcuno che pratichi il trattamento.

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    (red.) Entro luglio, dovranno essere individuati un anestesista pediatrico e un infusore per proseguire il trattamento Stamina per la piccola Celeste.
    Lo ha stabilito il Tribunale di Venezia, ordinando al Civile di Brescia di proseguire  le infusioni con metodo Stamina,ferme dopo lo stop di aprile, quando i medici hanno ritirato la loro disponibilità, in attesa del pronunciamento del comitato ministeriale. A giugno, un’infusione era stata fatta a Federico di Pesaro, dopo che il Tribunale aveva nominato Marino Andolina, pediatra e numero 2 di Stamina Foundation, commissario ad acta. L’infusione era andata bene, ma per i giudici del Tribunale era stata aperta una preistruttoria.
    Ora, come riporta la Nuova Venezia, i genitori di Celeste sono convinti che la decisione dei giudici fornisce la prova che la loro lotta ha ragioni fondate.
    Un metodo, quello Stamina, bocciato senza mezzi termini dalla gran parte del mondo scientifico, italiano e non, e al centro di una aspra contesa anche giuridica, sulla validità o no del protocollo.
    Una vicenda che va avanti da anni, ormai, con al centro la decisione degli Spedali di Brescia di somministrare ai pazienti, come ordinato da una serie di tribunali, il metodo Stamina, decisione poi bloccata quando sono emerse le perplessità prima, e le certezze poi, della scarsa validità del metodo da parte del mondo scientifico. Un primo comitato scientifico incaricato dal Ministro della Salute aveva bocciato senza mezzi termini il protocollo, ma poi il Tar aveva accolto un ricorso amministrativo sulla composizione dello stesso comitato scientifico. Un secondo comitato si è insediato in questi giorni e si attendono le loro conclusioni.
    Sulla vicenda nei giorni scorsi è intervenuto il ministro Lorenzin, secondo cui bisognerà attendere le loro conclusioni, ma precisando che intanto non si prevede alcun intervento legislativo per fermare le infusioni di cellule staminali.
    Peraltro il ministro della salute, nel corso dell’ audizione al Senato, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul caso Stamina, aveva anche affermato la necessità di «aprire una riflessione insieme alla magistratura, e non contro, nel rispetto dell’autonomia dei magistrati, su questo difficile ambito di convivenza tra quella che è la verità scientifica e quella che è la verità processuale».
    Il fatto, ha argomentato il ministro, è che «ciò che sta accadendo a Brescia va al di la di quella che era la volontà del legislatore, ovvero il proseguimento delle cure per coloro che le avevano cominciate. C’e’ stata una interpretazione diffusa che va oltre la volontà iniziale del Legislatore, ma anche ogni valutazione tecnico-scientifica». Ed ancora: «A Brescia si sono travalicati i limiti, quindi e’ venuto il momento di affrontare la situazione nei modi che riterremo più opportuni”, ciò ”anche considerando che la situazione dei medici degli Spedali di Brescia è una situazione di grandissima difficoltà, sia sul piano deontologico che, probabilmente, sul piano giuridico».


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