Stamina, «La scienza non c’entra per nulla»

Si è aperto a Torino il processo contro Davide Vannoni, accusato di tentata truffa alla regione Piemonte. Il guru del discusso metodo non era in aula.

(red.) Si è aperto a Torino il processo a Davide Vannoni, accusato di tentata truffa alla Regione Piemonte. I legali del padre del discusso metodo Stamina,  le cui infusioni sono state sospese dal Civile di Brescia, avevano chiesto il rinvio dell’udienza o, in subordine, che questa si tenesse a porte chiuse in quanto la diffusione del processo «avrebbe leso l’immagine di Vannoni, impegnato in campagna elettorale».
L’istanza è stata però respinta dal giudice monocratico Roberto Arata. Il processo si è aperto con la testimonianza di un luogotenente della finanza.
Per il pm Giancarlo Avenati Bassi, nel caso Stamina «La scienza non c’entra per nulla». Il giudice vuole «dimostrare che Vannoni faceva tutt’altro rispetto al campo scientifico, ma non solo: che quello che faceva ha lasciato uno strascico documentalementre quello che si è inventato non ha lasciato assolutamente niente».
Avenati Bassi, che sostiene l’accusa nel processo al padre del metodo Stamina accusato di tentata truffa alla Regione Piemonte, ha chiesto alla corte di acquisire testimonianze e documenti su altre attività che l’imputato aveva in corso fino al 2008, quando si sarebbe concretizzato il reato.
Dalla testimonianza di un lungotenente della guardia di finanza è emerso che Vannoni aveva «acquisito finanziamenti per ricerche di mercato dalla Regione Piemonte per attività turistiche».
La corte ha inoltre acquisito un elenco di finanziamenti pubblici avuti da società riferibili a lui. «Nella perquisizione – ha continuato il teste – non fu trovata documentazione contabile dell’associazione Medicina Rigenerativa», ossia quella per cui fu chiesto il finanziamento di 500mila euroalla Regione Piemonte.
Dietro alla richiesta di Vannoni di un finanziamento da 500 mila euro (prima tranche di un totale di circa tre milioni e mezzo di euro) vi era infatti la volontà di creare un laboratorio dove infondere le sue cellule staminali, ma il progetto su cui si fondava quella richiesta era, per l’accusa, basato su presupposti completamente falsi, dai casi clinici indicati alle questioni più formali, come il fatto che la società Medicina Rigenerativa non fosse in realtà una Onlus. Eppure secondo i politici che avevano presentato la richiesta di finanziamento la sua metodica “aveva funzionato nel 70 per cento di casi”, in malattie considerate inguaribili, facendo guarire oltre 500 casi.
Diverse le testimonianze raccolte in aula: dopo quella dell’ex capo di gabinetto Roberto Moisio, che ha semplicemente spiegato di «aver solo materialmente firmato l’accantonamento dei 500 mila euro dal bilancio che passavano dall’essere in carico all’assessorato alla sanità a quello per l’innovazione», è stata la volta dell’ex consigliere del Nuovo Psi Riccardo Nicotra, colui cioè che presentò la delibera. «Si trattava di due emendamenti al bilancio molto generici, uno da 150 mila euro e uno da 350 mila euro – ha detto in aula – che mi vennero presentati già scritti dal professor Olivieri, persona in cui riponevo grande fiducia sui temi della ricerca in quanto era stato anche assessore alla Sanità. Sapevo che dietro c’era Burzi, ma che lui non poteva fare la richiesta, in quanto ne aveva già fatte troppe. Se me l’avesse chiesto direttamente però gli avrei detto di no, in quanto non avevo nessuna fiducia politica in lui. Con mia grande sorpresa la cosa fu approvata all’unanimità o quasi. Per me era un successo politico, ero molto felice, anche se non avevo la minima idea di chi fosse Vannoni e di cosa riguardasse quello stanziamento che non indicava né società ne altro se non l’argomento della medicina rigenerativa».
Ma il pm Giancarlo Avenati Bassi a quel punto ha sfoderato un comunicato stampa a sua firma di soli 5 giorni dopo in cui l’ex consigliere scriveva che con i due emendamenti approvati dal Consiglio Regionale il 12 aprile 2007, lui «proponeva di finanziare la costituzione di un centro di ricerca dal valore internazionale in Piemonte. Il centro di ricerca specializzato nel trattamento con cellule staminali adulte si avvale di ricercatori italiani e stranieri con esperienza clinica e di ricerca nella medicina rigenerativa. Il gruppo che lavorerà in Piemonte si avvale dell’esperienza di oltre 500 casi clinici trattai con il 70 per cento di casi risolti o quasi completamente risolti su sclerosi multipla, morbo di Parkinson, paraplegie e diabete. L’associazione per la medicina rigenerativa Onlus presieduta da Davide Vannoni dell’Università di Udine sta componendo un comitato scientifico a livello internazionale composto da universitari ucraini, russi e italiani».
Prima di lui hanno testimoniato anche i finanzieri e un carabiniere dei Nas, Loreto Buccola (colui che si è poi occupato di seguire l’inchiesta parallela del pm Raffaele Guariniello). E’ emerso che a capo di Vannoni e del suo socio Marcello La Rosa (socio anche di Burzi in Società Aperta) erano riconducibili ben 13 società. Ma soprattutto che durante la perquisizione effettuata nella villa in collina di Davide Vannoni era stato trovato un frigorifero con all’interno ben 103 confezioni di siero fetale bovino, e altro materiale «riconducibile alla separazione e alla coltivazione delle cellule staminali». Gli avvocati difensori Pasquale Scrivo e Liborio Cataliotti hanno cercato di adombrare la possibilità che si trattasse di «fertilizzanti», dato che la villa di Vannoni è dotato di un ampio giardino oltre che di una grande piscina. Il processo è stato aggiornato a settembre.

 

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