Expo, appalti: «esisteva una cupola»

Lo ha detto agli inquirenti l’imprenditore Enrico Maltauro, già coinvolto in Tangentopoli. 1,2 milioni di euro la cifra pagata per le mazzette.

Più informazioni su

(red.) Trova conferma il sistema della “cupola”, quel legame tra imprenditori, intermediari e politici che si sarebbe spartita parte degli appalti di Expo e soprattutto della sanità in Lombardia. Un intreccio che, a dirlo con le parole dell’imprenditore Enrico Maltauro, riporta la lancetta indietro di 22 anni quando, sempre a Milano, esplode Mani Pulite.
Già protagonista della stagione di Tangentopoli, ha sviscerato per quasi nove ore i dettagli di quell’organizzazione di cui, per gli inquirenti, «è l’imprenditore di riferimento» con le funzioni «di tenere i contatti con i pubblici ufficiali unitamente agli altri componenti dell’associazione e di dotare dei mezzi finanziari» l’organizzazione «provvedendo stabilmente alla formazione delle provviste di denaro corruttive e per le turbative destinate a pubblici ufficiali», come si legge nell’ordinanza firmata dal gip Fabio Antezza che ha portato in carcere, tra gli altri, l’ex manager della società Expo Angelo Paris.
Una sorta di bancomat, è di 1,2 milioni di euro la cifra tra tangenti pagate e promesse in relazione agli appalti per Sogin ed Expo che il dominus dell’omonima impresa di costruzioni avrebbe versato, «almeno a partire dal dicembre 2012» con soldi in contanti o utilizzando lo schermo di falsi contratti di consulenza e collaborazione. Da quanto trapela, Maltauro ha confermato ai pm di aver versato 600mila euro e di aver promesso di versarne altri 600mila. «C’era un sistema basato sulle tangenti e io per poter lavorare mi adeguavo e pagavo», le affermazioni rese ai pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio.
Il verbale è stato secretato, ma da fonti investigative, quello che emerge è che Maltauro «ha confermato pienamente le accuse» relative alle tangenti per aggiudicarsi alcuni appalti. Pagamenti che avrebbero trovato riscontro anche in alcune intercettazioni. Il suo interrogatorio «ha fornito un consolidamento utile all’indagine» e la prossima settimana sarà nuovamente interrogato dai magistrati. Tornerà a sedersi davanti ai pm anche Sergio Cattozzo che oggi, per circa quattro ore, ha risposto al sostituto procuratore D’Alessio, per chiarire i reati contestati. L’intermediario «ha chiarito la propria posizione» e «ha risposto a tutte le domande in modo congruente», hanno spiegato i legali Michele Ciravegna e Rodolfo Senes.
Tra i sette arrestati dell’inchiesta, accanto al mondo ‘bipartisan’ della politica come Primo Greganti, Gianstefano Frigerio e Luigi Grillo – è ai domiciliari l’ex dg di Infrastrutture Lombarde Antonio Rognoni – ha spiegato anche il significato di quei post-it che ha tentato inutilmente di nascondere giovedì scorso, giorno dell’arresto. Biglietti su cui avrebbe appuntato le cifre di alcune mazzette ricevute dall’imprenditore Maltauro. «Ha chiarito il significato delle cifre» dei biglietti, si è limitata a replicare la difesa che preferisce non entrare nel merito di quello che ha risposto l’intermediario detenuto nel carcere milanese di Opera. Anche per lui l’interrogatorio dei magistrati proseguirà la prossima settimana, ma anche domani l’inchiesta non si ferma.
Se con questi primi verbali «si consolida l’impianto accusatorio», gli investigatori continuano a lavorare sulla documentazione sequestrata. Nessun nuovo nome sembra spuntare dagli interrogatori odierni, ma per ora l’obiettivo è quello di mostrare la forza di un’inchiesta che ha creato più di un malumore in procura. Anche oggi al quarto piano del Palazzo di giustizia non è mancato lo scambio di accuse tra Edmondo Bruti Liberati e Alfredo Robledo: le affermazioni «inveritiere» del procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati «appaiono altamente lesive della mia funzione di procuratore aggiunto», è una delle affermazioni di Robledo contenute nella nota inviata al Csm.
Nelle due pagine inviate a Palazzo dei Marescialli, Robledo ritiene «inveritiero e fuorviante» quanto scritto dal capo della Procura sui presunti ostacoli che avrebbe posto alle indagini su Expo, e in questo senso Robledo chiede al Csm «di avere conoscenza della nota depositata» da Bruti Liberati «per poter fornire gli indispensabili chiarimenti a riguardo» al Consiglio al quale chiede una nuova audizione. E per smentire l’accusa del doppio pedinamento a uno degli indagati, accusa avanzata da Bruti Liberati in un’altra nota inviata ieri al Csm, allega una nota della Guardia di finanza.
Sul fronte delle indagini, i pm Gittardi e D’Alessio hanno depositato appello al Tribunale del Riesame contro il rigetto da parte del gip Antezza della richiesta di misura cautelare per 12 indagati dell’inchiesta. L’appello firmato dai magistrati riguarda, tra gli altri, anche le posizioni di due ex manager di Sogin, la società a partecipazione pubblica che si occupa dello smantellamento dei siti nucleari, Alberto Alatri e Giuseppe Nucci. Nessuna decisione invece è stata presa ancora, da parte del gip, nei confronti dell’ex manager Paris e dell’ex parlamentare Frigerio i cui difensori avevano chiesto i domiciliari.

Più informazioni su

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di QuiBrescia, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.