Caffaro, dialogo Asl-ambientalisti

Il direttore dell'Azienda sanitaria di Brescia, Carmelo Scarcella: «Osservatorio come per l'acqua». Alle 15, in città, il corteo Stop biocidio.

(red.) Questo sabato, alle 15, è fissato il corteo a Brescia per dire “Stop al biocidio”.
Tante le motivazioni della protesta: acqua inquinata da cromo esavalente, Tav, terreno contaminato da Pcb, Pm10. La partenza è prevista alle 15  davanti alla Caffaro, in via Milano, mentre l’arrivo è in Piazza Loggia, dove sarà consegnata al sindaco Emilio Del Bono una piattaforma con le principali criticità ambientali di Brescia e provincia. Venerdì 9 maggio, intanto, una delegazione di Stopbiocidioha incontrato il direttore generale di Asl Carmelo Scarcella, dopo l’occupazione del 30 aprile scorso.
L’incontro, dai toni spesso accesi, si è svolto nella sede del Laboratorio di Sanità Pubblica di via Cantore, presente il direttore Scarcella, il direttore sanitario Francesco Vassallo, il responsabile dell’Osservatorio di epidemiologia Michele Magoni, il Direttore del Dipartimento di Prevenzione Medica Fabrizio Speziani e la responsabile di Medicina dell’Ambiente Lucia Leonardi che si sono confrontati con una delegazione del gruppo di ambientalisti, portavoce Marino Ruzzenenti.
Lo storico e ambientalista ha chiesto ai vertici dell’azienda sanitaria locale quale città industriale italiana presenti lo stesso tipo di inquinamento di Brescia, che «per Pcb e diossine riporta livelli ben più gravi di Taranto, Seveso o della terra dei fuochi».
Magoni dell’ Asl ha replicato che anche «nelle popolazioni non immediatamente esposte alla Caffaro i livelli mediani di contaminazione da Pcb sono paragonabili a quelli di altre città industriali del nord Italia, come Milano o Pavia», mentre a livello di tumori, «il confronto fra Brescia e Bergamo indica gli stessi livelli».
Tuttavia, il terzo rapporto Sentieri, dell’Istituto superiore di sanità, correla all’inquinamento da Pcb Caffaro un incremento di alcuni tumori fra cui il melanoma.
Gli ambientalisti hanno puntato il dito contro l’azienda sanitaria locale che «fino al 2001 non si è accorta di nulla riguardo alla Caffaro, e anche dopo il 2007 non ha fatto più niente fino al nuovo scoppio del caso dopo la trasmissione tv Presadiretta».
Perciò, secondo gli ambientalisti, occorre puntare sulla prevenzione sottolineando che il problema inquinamento riguarda non solo il Pcb, ma anche le diossine tout court.  Non citando i livelli di diossine emesse nell’aria, sostengono gli ambientalisti, «si fa disinformazione».
Il direttore generale Scarcella ha auspicato la creazione di un osservatorio Caffaro, sul modello di quello per l’acqua ,coinvolgendo i comitati, e ha annunciato l’intenzione di farsi portavoce con il sindaco e l’Arpa.

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