Stamina, il calvario continua

Il Civile risponde di "no" alla richiesta di Vannoni di riprendere le cure presso l'ospedale. Ma la sentenza del Tribunale di Matera dice il contrario.

(red.) Più che una notizia di cronaca ormai sembra di assistere a un film, dove il Civile e la Fondazione Stamina avevano recitano prima la parte degli amanti in crisi, ora delle due fazioni in guerra. Solo che il dolore e le speranze dei genitori dei bambini malati sono concreti e stanno raggiungendo l’apice di un calvario davvero straziante. Recentemente Davide Vannoni, numero uno di Stamina, aveva dichiarato di volersi riappoggiare al Civile per continuare le cure. Ma stavolta il Civile non ci sta.
Dopo che Davide Vannoni aveva annunciato la volontà di riprendere le cure nei laboratori dell’ospedale bresciano il prossimo 5 maggio il Civile ha risposto picche. “L’azienda ospedaliera ad oggi è impossibilitata a riprendere il trattamento con cellule staminali”. Lo ha dichiarato il direttore generale degli Spedali Civili di Brescia Ezio Belleri . Volontà confermata da Vannoni attraverso una mail inviata nella serata di ieri alla direzione generale degli Spedali civili di Brescia.
“I clinici dell’azienda non hanno modificato il loro orientamento – ha spiegato Belleri – e dal primo aprile hanno deciso di sospendere l’attività fino a quando non saranno resi noti i risultati del comitato scientifico. Abbiamo verificato la disponibilità nell’ambito di tutti i nostri dipartimenti, ma abbiamo ricevuto solo rifiuti”.
Il Civile però deve fare i conti non solo con la volontà di Vannoni ma con le ben più stringenti sentenze dei tribunali.  
Il giudice monocratico del Tribunale di Matera ha infatto ingiunto agli ”Spedali civili” di Brescia la ”immediata prosecuzione, senza alcun indugio”, delle cure con cellule staminali di Daniele Tortorelli, un bambino di sette anni affetto dalla malattia di Niemann-Pick. Il magistrato ha accolto così un ricorso presentato dai parenti del bambino che, nelle motivazioni a sostegno della richiesta, hanno sottolineato il ”drastico peggioramento clinico in Daniele, con conseguenze irreparabili che potrebbero determinare il decesso”, legate alla sospensione della cura.
La vicenda di Daniele, anche con risvolti giudiziari causati dai contrasti sull’efficacia delle cure con cellule staminali, è cominciata nell’autunno del 2012, quando per la prima volta il Tribunale di Matera intervenne per ordinare che il bambino fosse curato indipendentemente dai giudizi sull’efficacia del trattamento. I parenti del bambino, inoltre, hanno presentato un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica di Matera con l’obiettivo di poter essere ascoltati dal procuratore aggiunto di Torino, Raffaele Guariniello, nel processo che ha riguardato il metodo di cura ideato dal professor Davide Vannoni.

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