Stamina, «il 5 maggio a Brescia coi carabinieri»

Lo hanno annunciato ìVannoni, guru del discusso metodo, e i familiari dei malati. «Faremo rispettare ordinanza che impone le cure».

(red.) Il 5 maggio, Davide Vannoni, fondatore del metodo Stamina, il partito per cui si candida alle europee “Io Cambio”, e le famiglie dei malati a cui sono state interrotte le cure, saranno davanti all’ospedale di Brescia per far rispettare l’ordinanza del tribunale civile di Marsala che impone che vengano fornite le cure, con metodo Stamina, a un bambino.
I genitori del piccolo, durante la conferenza stampa per la presentazione della candidatura di Vannoni, hanno detto che il 5 maggio saranno «a Brescia a costo di buttare giù l’ospedale. Abbiamo un’arma: sono i nostri figli».
Vannoni ha ribadito che saranno a Brescia per far rispettare l’ordinanza e il segretario di “Io Cambio”, Agostino D’Antuoni, ha detto: «Il 5 maggio andremo a Brescia con i carabinieri e chiederemo che venga data esecuzione a un’ordinanza dello Stato». Vannoni, attraverso i sui avvocati, ha prodotto un “parere pro veritate” per chiare lo scontro in atto tra “due magistrature”. Secondo questo parere «i responsabili della struttura ospedaliera dovranno disporre tutto quanto necessario per poter, in ossequio alla disposizione del giudice, sottoporre il minore alla terapia indicata nell’ordinanza, avendo cura, altresì, di precettare tutto il personale specialistico la cui presenza sia ritenuta necessaria».
Sempre secondo il “parere” degli avvocati di Vannoni, se non venisse applicata l’ordinanza si potrebbe configurare il «reato di mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice». Per contro, e qui il conflitto, secondo gli avvocati di Vannoni, l’atto emanato dalla Procura di Torino, «costituisce, solo ed esclusivamente un atto» che garantisce «l’esercizio del diritto di difesa. Pertanto tale atto è privo di qualsiasi valore cogente e/o precettivo, considerato, peraltro, che esso potrebbe sfociare anche in una richiesta di archiviazione». Una questione che, secondo Vannoni, «debbono risolvere in magistratura».

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