«Pazienti a Brescia con i carabinieri»

Il presidente di Stamina Fundation Davide Vannoni: «Stop alle cure inapplicabile. Belleri è un burattino del ministero, molti pazienti moriranno».

(red.) La decisione dei medici degli Spedali Civili di Brescia di interrompere la somministrazione del trattamento Stamina è «uno stop che non ha alcun senso, perchè è contro la legge, contro il diritto e contro gli ordini dei giudici». Ad affermarlo è Davide Vannoni, presidente della Fondazione Stamina, sottolineando che tale decisione è «inapplicabile».
Alcuni pazienti in trattamento a Brescia, ha precisato Vannoni, «hanno anche ottenuto i cosiddetti ‘ricorsi 669′, nei quali il giudice ordina la somministrazione del metodo Stamina indicando anche la data ed i nomi dei medici che devono applicare la terapia. C’e’ dunque – rileva – un ordine perentorio, e qualora il medico non lo applichi va contro la legge». In ogni caso, afferma Vannoni, «il giudice può reperire un commissario ad acta e costringere l’ente pubblico a dare la terapia». La situazione, ha proseguito il presidente di Stamina,«è estremamente complessa e le dichiarazioni del commissario Ezio Belleri sono fuori luogo». 
Belleri (che mercoledì ha annunciato la decisione dei clinici durante un’audizione in commissione Sanità al Senato, ndr), ha commentato Vannoni, «dovrebbe fare meno spettacolo ed occuparsi di più dei pazienti, per esempio facendo valutazioni dei pazienti in cura; dovrebbe anche pensare che tutto ciò getta sconforto nelle famiglie e nei pazienti in lista di attesa».
A questo punto i pazienti «andranno in ospedale con i carabinieri, e i giudici nomineranno dei commissari ad acta, al posti di Belleri che è un burattino del ministero, per far rispettare la legge e far applicare le sentenze». In ogni caso, conclude Vannoni, «ormai è un corto circuito tra il patetico e il grottesco, e dicono di voler aspettare il comitato scientifico, che nella migliore delle ipotesi impiegherà 18 mesi… Il che vuol dire la morte per molti di questi pazienti».
Riferendosi quindi alle difficoltà finanziarie della Fondazione, Vannoni ha detto che «diverse associazioni di malati si sono rese disponibili a cercare di aiutarci sul fronte finanziario e vedremo ora come procedere per portare avanti le terapie».

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