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Ex cava Piccinelli, «la falda è contaminata»

Un articolo di Andrea Tornago de "Il Fatto Quotidiano" parla delle segnalazioni dell'Arpa in merito alle condizioni dell'acqua bresciana.

(red.) Ancora brutte notizie per le condizioni ambientali del Bresciano. Scondo l’Arpa le piogge degli ultimi mesi avrebbero provocato il contatto tra le sostanze radioattive dell’ex cava Piccinelli con la falda acquifera del luogo.
Al caso si è interessato subito anche il collega Andrea Tornago, giornalista de Il Fatto Quotidiano, già autore di un’indagine proprio sulle condizioni della cava. «Il 6 ottobre 2013 – si legge nella relazione dell’Arpa, che ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare – si è verificata la parziale sommersione di uno spessore di 10-20 centimetri dei volumi radiocontaminati».
«È la prima volta- scrive Tornago-  che il contatto tra le scorie e la falda viene certificato da un ente di controllo. Fino ad ora si era sempre trattato di timori, calcoli e ricostruzioni di possibili scenari avvenuti in passato, quando la rete di monitoraggio non era attiva». Scenari che la Prefettura solo nel giugno 2013 prospettava al Ministero dell’Ambiente usando rigorosamente il condizionale: «Esisterebbe una concreta possibilità che la falda freatica, anche in ragione della eccessiva piovosità degli ultimi periodi, possa raggiungere i rifiuti radio contaminati». Ora invece sappiamo che è successo.
A questo punto, la discussione si sposta sulla sicurezza dell’acqua che esce dai rubinetti di Brescia: le analisi sulle acque eseguite finora non hanno riscontrato contaminazione. Sia le analisi condotte sulle acque di falda che sull’acqua immessa nella rete idrica dalla multiutility A2A hanno escluso la presenza di radioattività «in concentrazioni superiori alla sensibilità analitica». Questo il dato che l’agenzia si limita a riportare senza ulteriori spiegazioni. Sulla stessa linea è anche l’ultima relazione dell’Arpa, firmata dalla dirigente dell’“area radiazioni” Maria Grazia Santini e dal chimico Sergio Resola: una contaminazione dell’acquedotto sarebbe lo scenario «più critico sebbene non realistico – scrivono i tecnici – per l’assenza di punti di captazione, in prossimità dell’area».
A complicare la situazione c’è il fatto che per monitorare il sito attuamente non esiste un dispositivo che segnali in tempo reale i movimenti della falda. L’Arpa nel giugno scorso lo aveva chiesto al Comune di Brescia, che non ha ancora provveduto. Pochi giorni fa, per far fronte alle emergenze ambientali, la consigliera M5S Laura Gamba ha presentato un emendamento per destinare 820mila euro per gli interventi urgenti di bonifica. Una scelta condivisa e rilanciata anche da Legambiente. Ma l’emendamento è stato bocciato dalla maggioranza di centrosinistra: quei soldi verranno utilizzati per la ristrutturazione di una piazzetta del centro storico.

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