“Brescia metropoli”? Niente da fare

La Leonessa depennata dall'elenco dei municipi elevati a città metropolitane. Delusione e rabbia dei deputati bresciani per "l'ingiusta" esclusione.

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(red.) Brescia deve dire addio alle sua ambizioni come “città metropolitana”. La commissione Affari costituzionali del Senato ha eliminato la Leonessa d’Italia dall’elenco dei municipi definite metropoli, passati da 20 a 10. Sono città metropolitane Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria.
Depennate dalla lista, insieme con Brescia, anche Bergamo, Verona, Vicenza e Salerno.
Nel caso di città con vocazione da metropoli il testo di legge prevede che i sindaci siano amministratori dell’intera area metropolitana, tenuti inoltre ad indire le elezioni  del consiglio comunale metropolitano entro il 30 settembre prossimo.
Dal 1° gennaio 2015, poi, le città metropolitane prenderanno il posto delle province, assumendone il ruolo ed i poteri. Un’ipotesi che però viene contestata dal centrodestra che, mercoledì prossimo, darà battaglia al testo di legge in Senato, contestando soprattutto il fatto che è prevista una automatica assunzione di poteri del sindaco sull’area metropolitana, senza che siano indette apposite elezioni.
L’esclusione di Brescia dalle grandi città ha lasciato l’amaro in bocca ai deputati bresciani Alfredo Bazoli del Pd e Gregorio Gitti dei Popolari per l’Italia, per i quali la cancellazione della città dall’elenco è incomprensibile, dal momento che in lizza ci sono altre candidate, come Trieste, Cagliari, Catania e Palermo che avrebbero requisiti non superiori a quelli della Leonessa d’Italia.

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