Stamina, i genitori pressano il Civile

La notizia che il Civile sospenderà le cure ha fatto salire la disperazione delle famiglie dei pazienti. Una di queste ha chiamato i carabinieri per "precettare" i medici.

Più informazioni su

    (red.) Una voce che ha scatenzato l’inferno nei corridoi della direzione generale dell’Ospedale Civile.
    Si era da poco sparsa la notizia – annunciata dal commissario straordinario Ezio Belleri in Commissione Sanità della Regione-che per l’intero mese di marzo è previsto lo stop alle infusioni con il metodo Stamina su pazienti con gravi malattie neurodegenerative che hanno accesso alle «terapie» su sentenza dei giudici, quando i genitori di una paziente proveniente dalla Sicilia si sono presentati in direzione, accompagnati dai Carabinierie dagli Ufficiali giudiziari, chiedendo che si procedesse all’infusione. Ed il rischio è che la pressione sull’ospedale possa crescere tra giovedì e venerdì.
    Una corsa contro il tempo, perché è evidente oltre ogni logica che nelle prossime ore- da sabato la biologa della Stamina non sarà più al Civile – è impossibile procedere alle infusioni di tutte le 150 persone in lista d’attesa. Una follia, nella quale gioca un ruolo non di secondo piano la comprensibile disperazione di famiglie che nutrono, nei confronti del «metodo Stamina», una fiducia che non ha alternative. Perché, ad oggi, non ci sono terapie «scientificamente validate» in grado di curare le malattie gravissime da cui sono affette le persone che bussano alle porte di Stamina. Difficile spiegare, con la forza della ragione, che ci sono dei limiti.
    Del valore – o disvalore – del «metodo Stamina» hanno già dissertato scienziati di livello internazionale. E lo faranno quelli che, tra poche ore, nominerà il ministro della Salute. Il problema oggettivo, nello specifico, è la capacità di una realtà ospedaliera di far fronte a pressionicosì pesanti. La scorsa estate, con una delibera, l’azienda aveva stabilito in massimo di quattro le infusioni nell’arco di una settimana. Seguendo un «criterio di arruolamento sulla base della data delle sentenze». Ma le regole sono saltate.

    Più informazioni su

    Commenti

    L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di QuiBrescia, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.