Stamina, Pani: “Nessuna autorizzazione Aifa”

Lo ha detto in audizione al Senato il direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco. Non si spiega, però, come mai il Civile abbia detto il contrario.

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(red.) Il caso Stamina ancora alla ribalta.
Luca Pani, direttore di Aifa, è stato audito dalla commissione sanità del Senato, giovedì 6 febbraio, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul caso che coinvolge anche gli Spedali Civili di Brescia. «Nessuna autorizzazione Aifa agli Spedali di Brescia e tanto meno al metodo Stamina», ha dichiarato Pani che, rispondendo alle domande dei senatori in commissione, ha quindi sottolineato come nella deliberazione del 9 giugno 2011, con cui gli Spedali di Brescia decidono di sottoscrivere l’accordo di collaborazione con la Stamina Foundation onlus, è dichiarato che tale fondazione è “soggetto qualificato e in possesso di idonea metodica per il trattamento di cellule mesenchimali staminali”. Netta la conclusione del direttore generale dell’Aifa: «Non è dato comprendere come gli Spedali di Brescia siano giunti a tale affermazione».
Pani ha anche ricordato che casi 
simili a Stamina si sono verificati in molti altri paesi occidentali, anche se sono stati bloccati sul nascere. «C’è un business enorme dietro il tentativo di deregolamentare le terapie con staminali, fatto soprattutto di piccole start up tecnologiche che hanno dietro qualche venture capitalist. Si sono avuti casi in Germania, Francia e Gran Bretagna, ma i responsabili sono stati arrestati. Qui sarebbero riusciti a entrare se non fosse stato per l’Aifa e per i carabinieri dei Nas».
Pani ha però sottolineano che non è possibile dire se le morti di pazienti trattati col metodo Stamina dimostrino un nesso causale con la somministrazione di staminali mesenchimali. «Le morti dimostrano però, in modo eclatante, che i pazienti trattati non erano adeguatamente monitorati e questo è grave. Pazienti che hanno avuto importanti eventi avversi dopo un trattamento, che non può chiamarsi neanche ‘sperimentale’, dovevano essere immediatamente monitorati, ricoverati e sottoposti a riscontro diagnostico. Non ci risulta che ciò sia avvenuto».
In realtà, ha evidenziato il 
direttore generale dell’Aifa, «niente della procedura seguita a Brescia configura una sperimentazione o neppure un trattamento medico, che impone anamnesi, visite, monitoraggi, follow-up e test di laboratorio. Ci sentiamo di confermare il sospetto di alcuni senatori, che Brescia possa essere stata usata per ‘infondere’ il metodo Stamina; una struttura pubblica sfruttata da individui non autorizzati per pratiche non autorizzate».
Secondo i senatori Elena Cattaneo e Luigi D’Ambrosio Lettieri, relatori dell’indagine conoscitiva sul caso Stamina promossa dalla stessa commissione di Palazzo Madama, è positivo quanto emerso dall’audizione di Pani. «Sono emersi dati di cruciale importanza che riteniamo debbano essere conosciuti dagli italiani. Innanzitutto è stato ribadito che Aifa non ha mai dato alcuna autorizzazione al ‘metodo Stamina’ e che tale procedura, inesistente scientificamente, non si può considerare giuridicamente cura compassionevole». L’intera relazione e le slide proiettate saranno a breve disponibili sul sito del Senato, «patrimonio di tutti i cittadini e di quegli operatori dell’informazione che in questi mesi hanno trattato, talvolta con molta superficialità, temi di assoluta delicatezza e gravità».  I senatori hanno quindi sottolineato le affermazioni di Pani secondo cui «con il cosiddetto metodo Stamina reso pubblico non servirebbe neppure un altro Comitato e basterebbe lasciare invece alla comunità scientifica mondiale, ovvero alla opinione pubblica, il compito di valutarlo in totale trasparenze ed indipendenza. Il che avverrebbe, probabilmente, in meno di quindici giorni, traduzione compresa».

 

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