“Discarica amianto, chi protegge i cittadini?”

Se lo chiede Comitato spontaneo contro le nocività dopo che la Regione ha avviato la procedura di autotutela per l'azienda di via Brocchi.

(red.) «La Regione Lombardia si autotutela, ma chi tutela i cittadini?».
Se lo chiede il Comitato spontaneo contro le nocività di Brescia, dopo che la Regione Lombardia ha iniziato una procedura di “autotutela” tesa a verificare la
correttezza dell’operato della Regione stessa al momento del rilascio
dell’autorizzazione per la nuova discarica Profacta di via Brocchi, rimasta sotto sequestro per un anno.
Il 15 novembre, la conferma dell’autorizzazione, contestualmente all’approvazione di importanti varianti, proposte da Profacta, per risolvere le problematiche che hanno dato origine alla procedura stessa. «In conclusione la Regione», si legge in una nota del Comitato, «ammette implicitamente le irregolarità denunciate dai comitati e dalla Procura accogliendo le modifiche chieste da Profacta; modifiche opportunisticamente definite non sostanziali, ma che al contrario implicano nuovi pesanti impatti sulle matrici ambientali. In questo modo Regione e Profacta evitano di sottoporre i nuovi lavori alla procedura prevista per le modifiche sostanziali, che comporterebbe  l’applicazione delle nuove normative sull’amianto; il quale, tra l’altro, oggi viene considerato rifiuto pericoloso, da conferire in discariche più sicure ed a distanze dai centri abitati cinque volte superiori agli attuali ipotetici 100 metri».
Secondo il Comitato, la regione si autotutela ma non tutela i cittadini. «Negli ultimi anni la Regione Lombardia è stata più volte coinvolta (attraverso i suoi assessori, compresi molti assessori all’Ambiente) in gravi scandali, con reati che vanno dalla bancarotta fraudolenta, al voto di scambio con la ‘ndrangheta, al traffico illecito di rifiuti e corruzione per la discarica di amianto di Cappella Cantone (Cremona) e per la Bre.Be.Mi. Era necessario un atto di discontinuità che al momento, evidentemente, manca».

 

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