Strage migranti, indignati Acli e Cgil

Galletti e Rossini stigmatizzano le reazioni di alcuni politici. Consulta per la pace: "Dobbiamo vergognarci". Prc: "Rivedere la Bossi-Fini"

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(red.) La strage dei migranti di Lampedusa continua a far discutere anche a Brescia. Nella mattina di venerdì 4 ottobre, all’apertura dei lavori, la giunta lombarda ha osservato un minuto di silenzio. In città, la riflessione di Cigl e Acli.
«La strage di migranti nelle acque di Lampedusa è enorme», ha scritto il segretario del sindacato Damiano Galletti, «per le dimensioni ed è l’ultima di una serie che ha oramai trasformato il Mediterraneo in un cimitero della speranza. In fuga da guerre e miserie, gli uomini e le donne che affollano quei barconi ci ricordano che la sponda Sud del Mediterraneo e dell’Africa sono in sommovimento o in guerra nell’indifferenza dell’Europa. Troppo concentrati su noi stessi, troppo chiusi nei nostri confini, non ci rendiamo conto che i flussi globali stanno sconvolgendo anche le nostre esistenze».
Per Galletti, è agghiacciante che alcuni esponenti di forze politiche siano riusciti a utilizzare questa strage per attaccare la presidente della Camera Laura Boldrini e la ministra Cécile Kyenge. «Disarmante chi, anche all’interno del governo, nasconde le proprie colpe negando che la legge attuale sull’immigrazione abbia delle responsabilità. Considerare passibile di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina chi soccorre un naufrago non è solo inutile cattiveria, è corresponsabilità nella morte delle persone. La legge va modificata al più presto, non solo in questo aspetto, ma non basta. Servono politiche di coordinamento a livello europeo e servono politiche di attenzione a quanto accade fuori dai nostri confini. Manca l’Europa e l’Italia non aiuta a colmare tale assenza».
«L’ecatombe di migranti al largo di Lampedusa in seguito all’incendio del barcone che li trasportava, pone in termini perentori ed inderogabili ognuno di fronte alla proprie responsabilità». Il presidente provinciale delle Acli Roberto Rossini fa sue le parole del presidente nazionale Gianni Bottalico. «Si tratta di una intollerabile vergogna: ci uniamo al Pontefice nel chiedere l’intervento della Comunità internazionale per affrontare le cause della tratta di esseri umani. Si deve agire sia sulle cause che costringono alla fuga dai loro Paesi masse di poveri, perseguitati, profughi di guerra, che su un maggiore pattugliamento delle coste meridionali dell’Europa per stroncare il traffico di esseri umani e per prevenire il ripetersi di simili tragedie».
Anche Rossini si dice indignato dal tentativo di strumentalizzare queste morti innocenti da parte di alcuni esponenti politici. «Piuttosto è urgente una riflessione sulla responsabilità che la legge Bossi-Fini ha sulle migliaia di morti che riposano nel Mediterraneo. Un paese civile non può assolutamente considerare un reato il comportamento di chi cerca di salvare degli esseri umani in pericolo di vita. Si tratta di un’aberrazione che ha causato indirettamente migliaia di vittime innocenti, e che va cambiata con estrema urgenza. Dedichiamo la giornata di San Francesco, patrono d’Italia, al ricordo di queste e di tutte le vittime dell’immigrazione e alla sensibilizzazione delle coscienze dei cittadini e dei rappresentanti delle istituzioni perché mai più nessuno debba morire per il solo fatto di cercare scampo dagli orrori della guerra, della miseria, della fame».
Al cordoglio si unisce anche la Consulta per la Cooperazione e la Pace del Comune di Brescia dice basta alle stragi nel Mediterraneo. L’Ufficio di Presidenza della Consulta per la Cooperazione e la Pace del Comune di Brescia esprime indignazione e sgomento per l’ennesima tragedia che si è consumata al largo di Lampedusa, una disgrazia del mare di dimensioni mai viste. «Nel giorno in cui il Parlamento italiano e Papa Francesco ad Assisi celebrano la “Giornata Nazionale della pace, della fraternità e del dialogo”, ci dobbiamo indignare e vergognare tutti, quotidianamente, per le tante tragedie che si consumano ancora oggi nel mondo, delle guerre civili in Siria, in Somalia, in Congo, nella Repubblica centrafricana. In questa “Settimana per la Pace” che si sta svolgendo anche a Brescia, vorremmo che una “catena di impegno per la pace” ci unisca a tutti coloro che a Lampedusa si stanno adoperando per soccorrere e aiutare chi fugge dalla miseria e da condizioni di vita disumane. Ci rendiamo conto che la questione dell’immigrazione per il nostro Paese non è facile da affrontare e neppure prioritaria. Ma rifiutiamo e condanniamo le parole e la posizione di quanti strumentalizzano le difficoltà e le tragedie. A chi dice che “non possiamo mica accogliere tutti i fuggiaschi del mondo”, vogliamo ricordare che i soli profughi siriani in Giordania, Turchia e Libano superano i due milioni, mentre in Italia non ne sono arrivati più di due o tremila. Così è stato nelle precedenti migrazioni legate alle rivolte della cosiddetta “primavera araba”. Infine, vogliamo auspicare che ogni cittadini europeo faccia sentire la propria voce, affinché ci sia una più forte azione dell’Unione Europea nelle politiche per le migrazioni, nella cooperazione con i paesi di origine e transito dei migranti, lotta alle organizzazioni criminali che trafficano sugli esseri umani, sulla vita di chi affronta un viaggio della speranza che troppe volte si trasforma in disgrazia».
Anche il Prc di Brescia esprime la sua immensa amarezza ed il suo cordoglio per la strage di Lampedusa, «causata dalle condizioni di vita, economiche e politiche, dei paesi di provenienza, molte volte invivibili anche per gli interventi destabilizzanti dell’Occidente, condizioni che costringono le persone a fuggire da un inferno certo verso una morte atroce. Come ora dicono tutti, o quasi, il Mediterraneo si sta trasformando da tempo in un orrendo cimitero.
Questa strage rivela in modo crudele l’immensa carenza dell’Europa in materia di immigrazione; ma in particolare mette a nudo in modo estremo il senso della legge Bossi-Fini, sulla base della quale si è perfino giunti a punire penalmente chi osservi l’antica legge non scritta dell’obbligo del soccorso in mare; minaccia ai soccorritori che secondo le voci riferite dai mass media ha contribuito a dilatare le dimensioni della tragedia odierna. Una legge che continua a produrre sfruttamento, clandestinità e morte nel nostro paese, e che deve essere assolutamente abolita. Noi riteniamo necessaria la creazione di corridoi umanitari che sottraggano i richiedenti asilo allo sfruttamento della criminalità ed alle persecuzioni in agguato nei territori attraversati, per ristabilire un minimo di civiltà, di umanità, di solidarietà.
Noi crediamo che i migranti proseguiranno senza paura la lotta per la loro dignità, e giudichiamo vergognoso il tentativo della Lega di rovesciare la realtà, dopo questa strage che è legata in modo evidente alla sua cultura razzista, che in questi anni ha avvelenato il nostro paese».

 

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