Riva, niente decreto: presidio continuo operai

Il decreto avrebbe dovuto permettere al custode giudiziario di utilizzare 50 milioni di euro afferenti al fondo unico della giustizia per riavviare le produzioni.

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(red.) Niente decreto per «Riva Acciaio». Venerdì 20 settembre doveva essere la giornata decisiva per la modifica del codice penale annunciata dal ministro allo Sviluppo Flavio Zanonato, finalizzata a sbloccare il sequestro dei siti produttivi e consentire così il ripristino delle attività, ferme da una settimana.
Niente di tutto ciò è avvenuto e cresce così la preoccupazione dei dipendenti del Gruppo, oltre 430 solo nel Bresciano, che rischiano il posto di lavoro.
Il decreto avrebbe dovuto permettere al custode di utilizzare 50 milioni di euro afferenti al fondo unico della giustizia per riavviare le produzioni. Ma così non è stato ed ora l’obiettivo è far sì che il gip di Taranto si esprima e autorizzi esplicitamente l’utilizzo dei fondi e degli impianti.
Gli operai, nel frattempo, anche in Valcamonica, restano in presidio permanente, mentre per martedì prossimo è prevista una nuova manifestazione in tutti gli stabilimenti Riva Acciaio.
«L’emendamento al decreto legge sulla pubblica amministrazione del vice presidente del Senato Roberto Calderoli estendendo la qualifica di interesse strategico nazionale a tutti i siti produttivi delle società collegate al Gruppo Ilva consentirebbe di riaprire le fabbriche e tornare alla normalità».
Così il bresciano Davide Caparini, responsabile comunicazione della Lega Nord, che ha chiesto «a tutti i senatori che hanno a cuore il destino di migliaia di lavoratori di approvare una misura che diventerebbe immediatamente operativa. Inoltre, così facendo, i colleghi in maggioranza toglierebbero dall’impasse il governo visto che il ministro Zanonato questa mattina non è stato in grado di portare in consiglio dei ministri la soluzione che aveva prospettato due giorni fa».

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