Riva, in Cassazione contro sequestro

«Serve ripristino condizioni finanziarie per ripresa attività». E' il testo della lettera inviata al custode giudiziario dell'azienda posta sequestro il 9 settembre.

(red.) «E’ nostro fermo intendimento fare tutto quanto in nostro potere per assicurare, nel più breve tempo possibile, la ripresa delle attività produttive dei nostri stabilimenti, che sono strate purtroppo sospese in pedissequa esecuzione del provvedimento di sequestro del Gip di Taranto notificatoci» il 9 settembre scorso.
Lo scrive in una lettera inviata martedì Riva Acciaio a Mario Tagarelli, custode giudiziario e amministratore dei beni sequestrati nominato dal Gip di Taranto. L’Azienda precisa nella missiva che «la ripresa dell’attività produttiva non costituisce in alcun modo acquiescenza ad un provvedimento di sequestro che lede la nostra autonomia patrimoniale e che riteniamo illegittimo sotto ogni profilo. Provvederemo pertanto già nella giornata di domani (mercoledì, ndr) a depositare ricorso in Cassazione avverso il provvedimento stesso».
A Brescia, nella mattinata di mercoledì, gli operai degli stabilimenti camuni hanno protestato contro la chiusura dei siti produttivi.
Nella lettera, inviata per conoscenza anche al ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, e al sottosegretario Claudio De Vincenti, Riva Acciaio sollecita un incontro con il custode-amministratore «per una disamina congiunta della situazione e dei suoi possibili sbocchi» e ricorda che «e banche, in diretta e immediata conseguenza del sequestro, hanno revocato o comunque congelato tutti i fidi che erano stati faticosamente riaperti a sostegno delle attività aziendali. Egualmente, siamo stati informati che anche le linee di ‘factor’ che abbiamo in essere con Mediafactoring sono integralmente bloccate a seguito del sequestro».
«E’ dunque evidente – si legge nella lettera – che la ripresa dell’attività produttiva, a tutela dell’occupazione e dell’integritaà del patrimonio aziendale, presuppone il preventivo ripristino di condizioni operative e finanziarie adeguate rispetto al funzionamento di un’azienda delle dimensioni e della complessità di Riva Acciaio S.p.A.; per giungere ad un tale risultato ci pare imprescindibile un confronto con Lei serrato e non limitato a scambi epistolari e ci mettiamo dunque a sua disposizione con l’obiettivo di verificare se sussistano, nella realtà dei fatti, le condizioni per riaprire le fabbriche e consentire quindi il ritorno al lavoro degli oltre 1400 dipendenti della società».
«In questo quadro – aggiunge l’Azienda – suggeriamo che il tavolo di lavoro venga immediatamente avviato presso il Ministero dello Sviluppo economico nell’ambito dell’intervento di monitoraggio della crisi avviato dal Governo». La lettera si conclude con la precisazione che la stessa è stata inviata per conoscenza anche al ministro Zanonato, «il cui invito a svolgere ogni ragionevole tentativo per riavviare la produzione aziendale è da noi accolto senza riserve».

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