Mohamed Jarmoune è un “guerrigliero di Allah”

Per il gup, il 21enne marocchino arrestato a Niardo nel marzo 2012 e condannato a 5 anni e 4 mesi per terrorismo internazionale progettava realmente azioni di violenza.

(red.) Era pronto ad immolarsi per Allah. Nessun dubbio, per il giudice dell’udienza preliminare Francesco Nappo che, nella trentina di pagine in cui ha motivato la  condanna a 5 anni e 4 mesi per il 21enne marocchino , arrestato il 15 marzo 2012 a Niardo (Brescia) con l’accusa di essere un addestratore di martiri da prestare alla jihad, ha ritenuto che il ragazzo progettasse realmente un attentato ai danni della sinagoga di Milano.
A riprova di ciò i listini dei prezzi relativi a materiali necessari per la fabbricazione di esplosivi, ma anche il sopralluogo virtuale alla sede della comunità ebraica di Milano,e, con ogni probabilità,  della scuola ebraica di via Arzaga.
L’operazione che portò all’arresto del giovane operaio, incensurato, è stata inserita nell relazione annuale del Dipartimento di Stato statunitense.
Il 21enne è stato iscritto nella lista dei “guerriglieri di Allah”. Un combattente moderno, calato nell’era 2.0 come dimostrano l’utilizzo dei social network, della posta elettronica con cui il marocchino trasmetteva i suoi proclami e diffondeva le sue idee jihadiste.
Per il Gup, Jarmoune “ha pervicacemente nascosto la propria identità in internet e ha diffuso numerosi video per la manutenzione delle armi, per la preparazione di esplosivi ela realizzazione di attentati con finalità terroristiche”.
Il ragazzo inoltre ha “incitato l’odio verso le popolazioni occidentali, in particolare miscredenti ed ebrei, con incredibile apologia di atti di terrorismo e autosacrificio”. Condotte che il giudice sono finalizzate “al compimento di atti di violenza e terrorismo, tenuto conto che le informazioni acquisite e diffuse riguardano anche informazioni precise e funzionali al concepimento di atti di violenza”.
Da una serie di messaggi scambiati con una ragazza di Casblanca residente in Olanda si evincono le convinzioni personali del 21enne che scriveva alla giovane innamorata: “Quando avrò la mia casa tu e i tuoi bambini potrete vivere con noi…ma io sono un mujahidin quindi devi essere pronta a tutto”.

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