Parco Cave, ‘no ipotesi avanzata di recupero’
La Consulta per l'Ambiente smentisce che sia stata trovata un' idea condivisa. "L'area non venga subordinata ad altri progetti di natura economica di privati".
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(red.) Nei giorni scorsi un quotidiano locale aveva riportato la notizia relativa alla cosiddetta “programmazione partecipata del parco delle Cave” di Brescia, annunciando una svolta nel progetto della Nuova Beton. La Consulta dell’Ambiente, però, ha voluto precisare che i fatti riportati non corrispondono al vero, puntualizzando lo stato delle cose.
Di seguito riportaimo la lettera inviata al BresciaOggi dalla Consulta stessa.
Egregio Signor Direttore,
abbiamo letto sul Suo giornale di qualche giorno fa che il progetto del Parco delle Cave, o meglio, di quella parte di Parco delle Cave corrispondente agli ambiti estrattivi già gestiti dalla Nuova Beton, sarebbe pronto e sarebbe ormai stato progettato e definito anche nei suoi particolari.
Vogliamo subito precisare che ciò non risponde al vero e che le notizie relative alla progettazione erano già state diffuse anche in altra sede da parte dell’Assessore competente Avv. Vilardi, ma già su quelle avevamo inviato note di precisazione per chiarire le problematiche in corso di trattazione che ancora non erano e tutt’ora non sono state risolte.
Infatti, anche pressati dall’Amministrazione che ci ha in ogni occasione ricordato come i tempi stringano, nello scorso mese di Febbraio abbiamo dato luogo immediatamente ad un gruppo di lavoro della Consulta per l’Ambiente in quanto la stessa è stata chiamata ad un tavolo tecnico di lavoro per confrontarsi su tale esperimento di programmazione partecipata. Abbiamo dunque indicato i nostri rappresentanti a tale tavolo di lavoro in tempi abbastanza ridotti.
Dopodiché, sono avvenute alcune riunioni con l’A.C. dapprima presso la Casa delle Associazioni e successivamente due incontri del tavolo tecnico, ma in ciascuna di queste occasioni ci sono stati presentati dei progetti diversi.
Infatti, se nella prima riunione si faceva l’ipotesi di una pista ciclabile che passava lungo la riva del laghetto posto più a nord, ed in particolare nella sua parte nord orientale che consiste in una sorta di golfo chiuso, in una seconda puntata abbiamo appreso che tale itinerario era stato modificato nel senso che si sarebbe creato un pontile tra le due sponde del predetto “golfo” per poter collegare una riva all’altra.
In questo caso in un’area a lato di tale pontile è stata ipotizzata la realizzazione di una spiaggia per la fruizione balneare del laghetto, lasciando invece che la parte più interna dell’arsa predetta venisse destinata ad una maggiore naturalizzazione potendo, in tal modo la fauna selvatica, ed in particolare l’avifauna, godere di maggiore tranquillità.
Sennonché al terzo incontro convocato, anche tale ipotesi è stata modificata in quanto si è avanzata l’ipotesi, in particolare da parte di un tecnico di Nuova Beton, di creare una sorta di strada principale sulla quale si affacciano i principali servizi e che divida il laghetto settentrionale da quello meridionale.
Tale strada fungerebbe da collegamento con altro laghetto ricavato nell’ambito estrattivo di titolarità Rezzola-Tanghetti fino ad arrivare a quel sito che viene chiamato ancora oggi “Parco delle Sport”, nonostante gli scetticismi dello stesso presidente della società Brescia Calcio, già interessato alla realizzazione in quel luogo del nuovo stadio del foot-ball.
In questo caso addirittura ci è stata prospettata l’ipotesi di realizzare sulla riva settentrionale del laghetto posto più a sud un grande impianto di rafting con tanto di piste, tribune,schermi e servizi vari di dotazione.
Tutto ciò comporterebbe un notevole afflusso di persone con i loro mezzi e quindi la necessità di predisporre piazzali di parcheggio, facendo così in modo che la strada che si ricaverà nello spazio tra i due laghetti, diventava un luogo assai frequentato, ad onta della previsione che si era avanzata di realizzare in un angolo della stessa un’area naturalistica per uccelli di ripa e limicoli, creando una sorta di prato umido digradante nell’acqua.
A questo punto la Consulta e i propri rappresentanti si sono trovati di fronte ad una ridda di ipotesi rispetto alle quali si è chiesto di fermare gli incontri e di fare il punto della situazione con l’A.C. per capire quale fosse l’idea principale e l’ipotesi rispetto alla quale procedere alla ipotetica programmazione partecipata.
Con tutte le ipotesi fatte, tipo il raddrizzamento delle sponde, la piantumazione di specie arboree che connotino e differenzino il territorio, la creazione di piste ciclabili la realizzazione di pontili di varie forme e le attrezzature per lo svago, i percorsi e le stesse aree di naturalizzazione spinta, consistono in una serie di ipotesi che sono state avanzate senza che vi sia però ancora oggi un progetto effettivamente compiuto che possa dare luogo ad una programmazione più particolareggiata dei singoli settori dell’area sulla quale intervenire.
Si è parlato di utilizzare un laghetto (quello a sud) con maggiore vocazione ricettiva e sportiva, e un altro quello settentrionale, con maggiore vocazione naturalistica ma tutto ciò è stato spazzato via dall’ipotesi di centro rafting che vanificherebbe tuttavia sia l’una che l’altra ipotesi.
Oggi risulta del tutto inutile una discussione quale quella che è stata riferita tra ipotesi di naturalizzazione più spinta e ipotesi di maggiore compatibilità con le attività antropiche in quanto ancora adesso non esiste un’idea di massima intorno alla quale eventualmente ragionare circa le diverse possibilità di intervento e di sistemazione.
Non possiamo ancora parlare di idea affermata e condivisa dal tavolo salvo che per alcune questioni estremamente generiche e che non hanno avuto ancora oggi alcuna trasformazione in progetti concreti. E questo a causa dell’atteggiamento poco fermo degli Uffici comunali.
Le associazioni ambientaliste aderenti alla Consulta hanno chiarito molto bene l’ incompatibilità del progetto di rafting con l’idea di recupero ambientale dalle stesse sostenuto, nel senso che il tavolo tecnico potrebbe anche essere abbandonato nel momento in cui alcune ipotesi di intervento di carattere economico e commerciale, gestito da privati, dovesse rivelarsi prevalente e preminente sul progetto di recupero condizionandolo nelle sue varie parti.
Dunque le associazioni ambientaliste sono in attesa di un prossimo incontro con la Amministrazione Comunale proprio per chiarire criteri,metodi e ipotesi, per cui oggi non si può ancora parlare di alcuna idea condivisa e di alcuna ipotesi avanzata di recupero.
E’ proprio dal concetto di partecipazione, che la Consulta rivendica di voler gestire, che si dovrà partire, considerando che quello verificatosi sino ad oggi non ha nulla a che spartire con tale concetto.
Ci rendiamo conto che l’A.C., sotto pressione di certi interessi politici, possa avere interesse a spingere perché i lavori progrediscano, ma è anche vero che il continuo mutamento delle ipotesi, peraltro non particolarmente contrastato dalla stessa A.C., non ha aiutato in questo percorso che appare ancora molto lungo e allo stato attuale ancora molto poco definito.
La partita sarà ancora molto lunga e a tutti conviene che venga giocata fino in fondo.
Formuliamo queste note proprio per fare presente che le associazioni ambientaliste non sono disponibili ad ogni costo a partecipare a quel progetto, ma ritengono di poterlo e doverlo fare solo in presenza di condizioni che possano garantire che effettivamente quell’area venga restituita alla città e non venga resa migliore in modo subordinato ad altri progetti di natura economica e commerciale sostenuti da privati.
Tanto dovevamo per chiarezza.
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