Berlusconi a Brescia “per spiegare le sue ragioni”

L'ex premier ha modificato le modalità di visita in città previste per sabato: parlerà in piazza Duomo, dopo la sentenza di Appello che lo ha condannato a 4 anni.

(red.) Nuovo cambio per la giornata bresciana di Silvio Berlusconi.
L’ex premier era atteso infatti sabato 11 maggio, in città, per un incontro riservato alla stampa, alle 18, ma, come informa una nota del Popolo della Libertà di Brescia, “vista la forte richiesta di partecipazione alla conferenza stampa di sabato 11 con il Presidente Berlusconi e visto l’esito della sentenza in Corte d’Appello, il nostro Presidente ha deciso di spostare l’incontro, previsto alla fiera alle ore 18, in Piazza Duomo alle ore 17, per poter spiegare le sue ragioni alla platea più vasta possibile”.
L’arrivo del Cavaliere, inizialmente finalizzato a sostenere la campagna elettorale del sindaco uscente Adriano Paroli, si è trasformata dunque in una manifestazione a sostegno dell’ex presidente del Consiglio.
In difesa del leader Pdl si sono espressi praticamente tutti i rappresentanti del partito. A cominciare da Renato Schifani, presidente dei senatori del Pdl, che ha parlato di “persecuzione giudiziaria” nei confronti di Berlusconi, “leader politico che ha il consenso di dieci milioni di elettori”.
Mentre il senatore Giancarlo Serafini ha annunciato un’altra iniziativa. “Propongo di raccogliere dieci milioni di firme contro la sentenza Mediaset, tanti quanti sono i voti che il presidente Berlusconi ha ottenuto nelle ultime elezioni politiche”, ha detto Serafini. “Il partito, in tutte le sue espressioni, si mobiliti per dare un segnale forte e concreto a chi si ostina a far prevalere le ragioni dell’odio sulla verità dei fatti”.
L’arrivo di Berlusconi nella Leonessa segue infatti la sentenza di condanna emessa mercoledì dalla corte d’Appello di Milano che ha confermato la condanna a 4 anni per il leader del Pdl al processo per i diritti Tv Mediaset.
La sentenza arriva dopo quasi 10 anni di indagini. Un’udienza preliminare convocata e continuamente aggiornata di mese in mese fino ai rinvii a giudizio nel 2006.
Per il primo grado quasi sei anni di processo ‘a singhiozzo’ tra richieste di ricusazione avanzate dai legali e l’istanza di astensione presentata dal giudice. E ancora slittamenti dovuti al Lodo Alfano e al conseguente ricorso alla Consulta, richiesta di trasferimento del procedimento a Brescia, legittimi impedimenti di Silvio Berlusconi, cambi di capi d’imputazione.

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