La Fai rivendica il pacco bomba all’Europol

La Federazione anarchica internazionale ha inviato una lettera al Secolo XIX. Ci sarebbero loro anche dietro l'ordigno inviato al giornale La Stampa di Torino.

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(red.) La mano del Fai/Fri dietro il pacco bomba inviato mercoledì 10 aprile all’agenzia investigativa di Brescia Europol.
L’atto è stato rivendicato dalla Federazione Anarchico Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale, in una lettera recapitata al Secolo XIX. Oltre a quello di Brescia, il Fai ha rivendicato anche il pacco bomba inviato alla redazione del giornale La Stampa di Torino. Si tratta dello stesso gruppo che ha rivendicato anche l’attentato all’ad di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi, del 7 maggio scorso. Nella missiva si annuncia anche che la campagna anarchica on è finita.
Ecco cosa c’è scritto nella missiva: “Abbiamo attaccato con un pacco bomba l’Europol investigazioni, azienda che, al pari di altre, si occupa di fornire apparecchiature come microfoni ambientali, microcamere e altre nefandezze tecnologiche alle forze dell’ordine, le quali poi provvedono scrupolosamente ad installarle nelle case, automobili e in qualsiasi altro luogo familiare ai compagni, ai ribelli in genere, a qualunque individuo inviso alla legge e ai suoi scagnozzi.
In questo modo ogni singolo aspetto della vita, ogni singolo vissuto quotidiano diventano materia utile ad ingrossare i faldoni di indagine, vengono passati al vaglio dai servi in divisa con l’obiettivo di valutarli secondo i canoni del codice penale e dunque utilizzati per privarci della libertà rinciudendoci nei lager di Stato.
Crediamo sia arrivata l’ora di spezzare questa catena infame a causa della quale sono molti oggi i compagni prigionieri e tanti altri che continuano generosamente a lottare senza tregua sono costretti a convivere con il rischio continuo di essere intercettati e spiati. Che sia chiara una cosa a questi collaboratori della repressione: aiutare in qualsiasi modo il braccio armato del dominio e compiere il proprio lavoro significa automaticamente inserirsi tra le loro fila con tutte le conseguenze del caso. Un pacco bomba è stato inviato anche al noto fogliaccio noto col nome de “La Stampa”, sempre in prima fila nell’ avvalorare le ricostruzioni di carabinieri e polizia specie quando si tratta di colpire gli individui attivi nella guerra allo Stato.
Sappiamo bene che senza l’ausilio di fondamentale dei pennivendoli la repressione sarebbe meno efficace ed è per questo che abbiamo deciso di fargli pagare una volta di più le loro responsabilità. Siamo consapevoli che La Stampa non è che uno dei tanti giornali di regime perciò ogni singolo pennivendolo è un possibile obiettivo della nostra guerra contro lo Stato e la società che lo sostiene e ne legittima ogni giorno l’esistenza.
Con questa azione vogliamo proseguire la campagna iniziata dai compagni del nucleo “Olga” con il ferimento della carogna Adinolfi, AD di Ansaldo, stavolta gli obiettivi li abbiamo trovati tra chi fornisce al dominio le necessarie appendici tecnologiche per la repressione anche loro responsabili di nocività e sofferenze come la piovra Ansaldo.
Dedichiamo l’azione ai compagni rinchiusi nella sezione AS2 di Ferrara: Sergio, Alessandro, Alfredo, Nicola, Peppe e Stefano, alle compagnie rinchiuse a Rebibbia Elisa e Paola, a Marco [illeggibile] e Gabriel Pombo da Silva, ai nostri compagni greci della CCF e Theofilos Mavropulos. A tutti gli anarchici ribelli rinchiusi in carcere in ogni parte del mondo. Continueremo la nostra guerra anche per voi! Salutiamo le cellule Fai/ Fri, ormai tantissime, che attaccano il dominio in ogni angolo del pianeta. Viva la Fai/Fri. Viva l’anarchia. Federazione anarchica informale/Fronte rivoluzionario internazionale. Cellula Damiano Bolano”.
Per la Procura, la lettera è attendibile.

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