Brescia, dopo le politiche il rebus amministrative

In città i dati delle elezioni sono stati controcorrente rispetto a quelli della provincia. Per maggio, però, è ancora dificile riuscire ad avere un quadro completo.

(red.) Chi attendeva le elezioni politiche e regionali per avere un dato futuribile anche sulle amministrative di Brescia sarà rimasto profondamente deluso.
La nostra città, infatti, si può definire a tutti gli effetti una mosca bianca, avendo fornito una serie di dati politicamente contrastanti. Gli elettori della Leonessa hanno votato sì Grillo e il Movimento 5 Stelle, ma con percentuali più basse rispetto ad altre realtà italiane. Il 16,6% delle preferenze alla Camera per i grillini di Brescia è certamente un ottimo risultato, ma dista circa 10 punti percentuali rispetto al dato nazionale.
Per le amministrative, poi, scenderanno in campo forze civiche consolidate, come Brescia per Passione di Laura Castelletti, o piattaforma Civica di Francesco Onofri, e Vito Crimi e i suoi potrebbero, pertanto, ottenere un risultato più contenuto con il loro candidato sindaco.
Il centrodestra, rispetto alle forze avversarie, ha una serie di vantaggi. Come prima cosa può contare sul sindaco uscente, Adriano Paroli. Altro fattore che potrebbe risultare determinante è l’alleanza. Infatti, il primo cittadino sarà sostenuto da Pdl, Lega Nord e Fratelli d’Italia, una compagine ben rodata che, quasi certamente, farà da aggregatore per una serie di liste minori. Naturalmente, però, ci sono anche una serie di criticità che non si possono trascurare. Come prima cosa l’emorragia di voti. Alle regionali, ad esempio, il candidato Roberto Maroni si è fermato al 38,70% delle preferenze. Due anni prima Roberto Formigoni aveva preso il 48,79%.
Il 31,54% alla Camera è lontanissimo dal 48,56% preso da Silvio Berlusconi e alleati nella precedente tornata. Le problematiche non si fermano qui. Fratelli d’Italia ha deluso le aspettative dei nuovi iscritti, con risultati poco al di sopra del 2% costati, tra l’altro, il posto in Parlamento a Viviana Beccalossi.
Non avrà più una veste amministrativa il leader leghista Fabio Rolfi, eletto in Lombardia e in pole position per un assessorato di rilievo a Palazzo Pirelli. Non è detto tuttavia che il vice-sindaco rinunci a un posto in consiglio comunale a Brescia. Il suo impegno, però, verrà certamente limitato, e questo potrebbe significare una riduzione dei consensi per il Carroccio cittadino.
Anche il centrosinistra ha poco da stare allegro. Intendiamoci, la coalizione è la più votata ed è in crescita rispetto alle precedenti elezioni. Alla Camera Walter Veltroni prese il 33,00%, Pierluigi Bersani il 34,09%. Il candididato governatore lombardo Umberto Ambrosoli, in città, è stato scelto addirittura dal 44,90% dei votanti: un bel balzo in avanti rispetto al 38% di Filippo Penati.
C’è però un dato di fatto che non si può certo trascurare: Emilio Del Bono, candidato sindaco del Pd, al momento, non è stato finora in grado di creare una coalizione che lo sostenga.
Il rapporto con la socialista Castelletti, che pare intenzionata a correre da sola per misurare le proprie forze, è in una fase di stallo. Mentre a sinistra la strada è sbarrata da Marco Fenaroli, sostenuto da Sel e da altre realtà progressiste, che è stato sempre evitato dall’ex-deputato della Margherita.
L’Idv, ancora prima della débacle elettorale, aveva già girato le spalle al candidato Pd. Addirittura Maurizio Zipponi e Pietro Bisinella si erano scambiati bordate con lunghi strascichi polemici.
Il centro dell’ex-premier Mario Monti, in questo momento, è scarsamente rappresentato in città se non dall’Udc di Gianmarco Quadrini. Fli è sempre stato schiacciato dalla compagine ex-An traghettata con Stefano Saglia nel Pdl prima, e con Beccalossi e Mario Labolani in FdI dopo, e non ha mai avuto grandi consensi.
Chiaramente, previsioni in politica è meglio non farne, anche se, a tavolino, al momento non sembrano esserci candidati capaci di prevalere sugli avversari. La via del ballottaggio sembra, pertanto, quella più credibile.

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