Ghedi, discarica: un “Inferno” di polemiche

Il Comitato Carta fa ricorso al Tar per bloccare la realizzazione della discarica voluta dal Comune. Il sito dovrebbe sorgere su un terreno dov’è affiorata una falda.

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(red.) La disputa che da quasi un anno vede contrapposti il Comune di Ghedi, che vorrebbe realizzare una discarica per inerti nella ex Cava Inferno, e il Comitato Carta, nato per impedire l’apertura dell’impianto, è finita in tribunale. Il Comitato ha infatti presentato ricorso al Tar.
Come riportato da Ugo Zubani, presidente del Comitato Carta, sono state raccolte oltre duemila firme che sono state presentate al sindaco di Ghedi per chiedere un referendum. Inoltre, durante alla prima udienza, che ha fatto seguito al ricorso al Tar, sono emersi comportamenti poco chiari da parte proprietari della cava. Comportamenti che hanno portato ad un inasprimento dei loro rapporti e sfociati in una causa civile per milioni di euro. Infatti, il socio di minoranza della Cava Inferno ha ceduto in affitto sia la proprietà della cava sia l’autorizzazione a trasformarla in discarica. Questo è successo il 7 agosto 2012, vale a dire il giorno prima di lasciare l’incarico da amministratore delegato della società. Soprattutto l’avrebbe fatto all’insaputa del socio di maggioranza, che, di conseguenza, ha portato la querelle in tribunale.
Come se tutto ciò non bastasse, la proprietà e l’autorizzazione per realizzare una discarica che frutterà milioni di euro sono state ad una società che ha un capitale sociale di soli 10mila euro (di cui 2.500 versati) e che, fino al giorno prima, aveva come ragione sociale il commercio di capelli umani.
Data questa situazione paradossale, Zubani si augura che gli amministratori di maggioranza si ravvedano e si convincano dei danni che un progetto come questo arrecherebbe all’ambiente e alla salute dei cittadini.

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