Mafia e slot truccate, indagini a Brescia

Operazione della Guardia di Finanza di Bologna che ha portato all'arresto di 29 persone e a 150 indagati. In manette anche tre membri delle forze di polizia.

(red.) C’è anche Brescia tra le città in cui sono state eseguite, mercoledì mattina, 29 ordinanze di custodia cautelare e sequestrati di beni per oltre 90 milioni di euro nei confronti di appartenenti ad un’associazione a delinquere capeggiata da un importante boss della ‘ndrangheta che, dalla provincia di Ravenna, dirigeva sul territorio nazionale ed estero, un’intensa attività illecita nel settore del gioco on line e delle video slot manomesse.
L’indagine della Guardia di Finanza di Bologna, sotto la direzione della Dda,è  iniziata nel 2010 e ha preso l’avvio da un episodio di sequestro di persona.
150 gli indagati e altrettante le perquisizioni tra Milano, Roma, Ravenna, Napoli, Reggio Calabria, Cosenza, Torino, Asti, Biella, Bergamo, Macerata, Teramo, Potenza, Modena, Parma, Brescia, Cagliari, Palermo, Messina, Lucca, Benevento, Treviso, Vicenza e Viterbo.
Nel mirino degli inquirenti gli appartenenti ad un’associazione capeggiata da Nicola Femia, meglio noto come ‘Rocco’.
Si tratta di un boss ‘ndranghetista che dirigeva sul territorio nazionale ed estero, anche attraverso modalità tipicamente mafiose (estorsioni e sequestro di persona), un’intensa attività illecita nel settore del gioco on line e delle video slot manomesse.
Le 29 ordinanze restrittive, 18 delle quali in carcere, hanno riguardato anche tre appartenenti a forze di Polizia in servizio e in congedo e hanno comportato l’esecuzione di oltre 150 perquisizioni presso il domicilio dei soggetti indagati e numerose sale da gioco, utilizzate per collocare le video slot manomesse o consentire il collegamento con i siti di gioco on line illegali.
La banda era dedita in particolare alla promozione, diffusione e gestione del gioco on line illegale, attraverso la connessione a siti esteri, generalmente di diritto romeno o britannico, privi delle prescritte concessioni attraverso i quali raccoglievano giocate per decine di milioni di euro.
Non solo. La Gdf ha scoperto anche un giro di affari illeciti per la produzione e commercializzazione di apparecchi elettronici da intrattenimento, con schede gioco illegalmente modificate al fine di occultare i reali volumi di gioco e conseguendo un illecito guadagno a danno dello Stato.
Particolarmente proficuo in questo contesto è stato, per le Fiamme gialle emiliane, l’apporto a suo tempo fornito alle indagini dall’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato.
I membri dell’associazione criminale sono accusati anche di estorsioni e di un sequestro di persona e di ricorrere sistematicamente all’intestazione fittizia di società, beni mobili e immobili, al fine di occultare il patrimonio accumulato e preservarlo da sequestri.
Il boss Femia, originario di Marina di Gioiosa Jonica (Rc), ma trasferito dal 2002 in Sant’Agata sul Santerno (Ravenna) per scontare un provvedimento di obbligo di firma presso la polizia giudiziaria, è un soggetto pregiudicato per diversi reati, tra cui il traffico internazionale di sostanze stupefacenti e armi. Secondo gli investigatori, aveva costituito in Emilia Romagna la base operativa dell’associazione, attribuendo un ruolo di rilievo anche ai due figli, e creato importanti ramificazioni in Italia (Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana, Lazio, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna) e all’estero (Gran Bretagna e Romania).

 

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