Omicidi in Maddalena, i passaporti e una lettera

In aula nel processo per la morte dei due imprenditori macedoni la ex moglie di Daniele Saravini e un ex compagno di cella dell'ex poliziotto e di Luca Cerubini.

(red.) Nel cassetto della scrivania del marito fu lei, la ex moglie di Daniele Saravini, a trovare i passaporti di Hristo Uzunov e Ekrem Salija, i due imprenditori macedoni trovati cadavere sui boschi della Maddalena a Brescia nell’ottobre del 2011, per l’omicidio dei quali si è aperto il processo a carico di tre imputati: Daniele Saravini, appunto, ex poliziotto di Parma, Luca Cerubini, ex carabiniere di Brescia e Andrea Volonghi, buttafuori di Torbole Casaglia, in carcere in Tunisia ed in attesa dell’estradizione.
Luca Cerubini è già stato processato in abbreviato e per il quale è stato chiesto l´ergastolo. Nella seconda udienza dell’ istruttoria dibattimentale avrebbe dovuto testimoniare anche l’ex militare dell’Arma  che invece si è avvalso della facoltà di non rispondere.
In aula anche la testimonianza di un ex compagno di cella (a Cremona) di Saravini e Cerubini, un extracomunitario nordafricano, arrestato per violenza sessuale, il quale ha portato una lettera, in italiano, nella quale veniva messa in evidenza la supposta confessione di Cerubini sulla responsabilità del duplice omicidio. L’egiziano ha però affermato che la missiva sarebbe stata scritta da Saravini, il quale gli avrebbe chiesto solamente di copiarla e, in cambio, una volta fuori dal carcere, avrebbe potuto chiedergli qualunque cosa volesse come ricompensa.
La moglie di Saravini in aula ha poi affermato che, davanti al ritrovamento dei due passaporti macedoni il marito, dal quale nel frattempo si è separata, le avrebbe spiegato che appartenevano a due persone  “che davano fastidio e che sono già sottoterra”.

 

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